Un luogo della memoria per ricordare tutte le vittime innocenti di mafia.
Laddove venne barbaramente trucidato il Giudice Rosario Livatino, grazie all’iniziativa della Sezione Co.N.Al.Pa. di Agrigento, un luogo che sembrava dimenticato, abbandonato all’incuria degli incivili, si presenta oggi come un’area verde dalla quale avviarsi verso il masso dove il giudice venne raggiunto e ucciso.
Ne parliamo con Alfonso Scanio.
Da cosa nasce l’idea di realizzare questo parco dove il giudice Rosario Livatino venne assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990?
- L’idea del parco nasce da un gruppo di amici che decidono di adoperarsi per ricordare Il martirio del Giudice Beato. Lo stato di abbandono del terreno prossimo alla stele che ricorda il giovane magistrato, si presentava come un luogo brullo, invaso da erbacce e divenuto ricettacolo di rifiuti. Non era questo certamente il modo di onorare un giudice, amante della natura e dell’ambiente, ucciso dalla mafia… Abbiamo dunque individuato un’associazione nazionale (Conalpa – Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio) non politicizzata, alla quale chiedere la disponibilità a riconoscere la sede locale di Agrigento. Espletata la procedura è nata la sezione Conalpa di Agrigento.
Una volta nata la sezione?
- Una volta nata la sezione, della quale è presidente Mimmo Bruno, che ha lavorato per 12 anni a fianco di Livatino per l’aliquota corpo forestale in procura, delegato per le inchieste ambientali, abbiamo avanzato la richiesta all’Anas per ottenere in comodato d’uso quest’area. L’Anas bocciò l’idea dicendo che non si potevano dare terreni a titolo gratuito ad associazioni. Abbiamo spiegato il perché della nostra iniziativa cercando di far comprendere l’importanza del luogo assumendoci l’onere di prendercene cura. Dopo otto mesi, con nostra grande sorpresa, ci fu rilasciata una concessione dii dieci anni a titolo gratuito.
Da quanto tempo vi prendete cura di quest’area?
- L’associazione si prende cura dell’area dove insiste la stele di Livatino dal 2021. Da quando dopo aver trovato sterpaglie e rifiuti di ogni tipo abbiamo pulito e abbellito sia l’area della stele che quella che adesso ospita il parco. Una superficie di circa 4.500 metri quadri nella quale abbiamo piantumato diversi alberi e arbusti, realizzando un percorso che raggiunge il masso dove venne assassinato Livatino. Abbiamo realizzato l’impianto di illuminazione e quello di irrigazione… sono circa 800 le piante di cui ci prendiamo cura… Il tutto grazie all’opera di volontari e a qualche aiuto di benefattori che, come noi, crede che sia necessario preservare la memoria di Livatino così come quella delle tante vittime innocenti di mafia. Molte piante le abbiamo avute tramite l’azienda foreste Agrigento, mentre altre grazie a vivaisti privati, associazioni, parrocchie e cittadini. L’obiettivo è quello di poter dedicare ogni pianta a una vittima innocente di mafia.
Quindi creerete un grande spazio verde dedicato alle vittime innocenti di mafia?
- Non soltanto uno spazio verde. Il nostro obiettivo è anche quello di dedicare uno spazio alla preghiera. L’angolo della preghiera è un arricchimento del parco, poiché la gente che viene a visitare il luogo troverà anche un angolo dove potere pregare. Si tratta di lavori che verranno fatti gratuitamente. La chiesa chiaramente approva questo progetto e ho avuto modo più volte di dialogare con il nostro arcivescovo, monsignor Alessandro Damiano, con il quale concordare come realizzare questo spazio perché comunque sia è il luogo dove si ricorda un Beato ella chiesa agrigentina. Per quest’area abbiamo previsto anche la realizzazione di un altare e delle panchine. Ovviamente la benedizione del luogo, la realizzazione di un edicola o altro, avverrà secondo le direttive della chiesa.
Quali sono stati gli eventi che quest’anno hanno riguardato il parco?
- Quest’anno abbiamo avuto due momenti importanti. Il 17 maggio, che è stato il giorno dell’inaugurazione, e la giornata dell’albero che è una festa nazionale che ricade il 21 novembre. Giorni fa eravamo qui con le autorità civili e militari e con gli studenti del Martin Luther King di Favara. Una giornata intensa e ricca di emozioni, nel corso della quale abbiamo dedicato due lecci alla memoria. Uno alla memoria del piccolo Stefano Pompeo, il bambino di 11 anni ucciso dalla mafia, l’altro alla memoria di Pasquale Di Lorenzo sovrintendente della casa circondariale di Agrigento che porta il suo nome, ucciso anch’egli dalla mafia nel 1992. Momenti commoventi che hanno visto la presenza dei genitori del piccolo Stefano, nonché la lettura della lettera pervenuta dalla moglie di Di Lorenzo, che è stata letta dalla direttrice del carcere, Anna Puci. Un altro momento significativo di giorno 21, è stato quando il tenente colonnello Castronovo, il quale coordina le attività del nucleo biodiversità dei carabinieri di Agrigento ,ha donato una talea dell’albero Falcone a Palermo. Ci sono state anche delle testimonianze, come quella del dottore Cardinale che ha ricordato la figura di Pasquale Di Lorenzo. Un terzo leccio sarà invece dedicato a giorni al maresciallo Guazzelli. Purtroppo, la comunità agrigentina , a parte pochi, è assente. Il giorno dell’inaugurazione ci aspettavamo anche una maggiore presenza dei magistrati che non c’è stata. Ma questo è certamente stato dovuto al fatto che si trattava di una giornata lavorativa e quindi di impegni di lavoro. Sono più le persone che arrivano da fuori che non da Agrigento. Quella del parco è un’iniziativa poco pubblicizzata…
Personalmente credo che il Comune di Agrigento, considerato che Livatino lavorava presso il tribunale di questa città e che in altri comuni la sua figura viene costantemente ricordata, un impegno in tal senso avrebbe potuto e dovuto assumerlo…
- Certo, che quella del parco sarebbe stata un’iniziativa da valorizzare non c’è dubbio. Sarebbe stato molto bello che l’inaugurazione del medesimo rientrasse tra i progetti di Agrigento capitale della cultura…sarebbe stato un segnale importante di gente che non si rassegna alla cultura mafiosa, ma che ha voglia di rinascere e creare un futuro diverso per i giovani rimasti in questo territorio… sarebbe stato un segnale certamente positivo.
Un’occasione persa per il Comune che anche in ambito culturale non ha saputo valorizzare l’iniziativa. A illustrare l’importanza e la sacralità del luogo è il sacerdote Carmelo Petrone, direttore del Centro Cultura e Comunicazione e del settimanale “L’Amico del popolo” dell’arcidiocesi di Agrigento:
- Il punto di forza è l’avere portato la strada al masso dove si trovava il corpo di Livatino. È la memoria dei martiri. Dove morì San Pietro sorge la Basilica di San Pietro. Dove morì San Lorenzo sorge la Basilica di San Lorenzo. Qui non si può realizzare una basilica… il punto di forza non è l’albero è l’arrivo. Arrivare, per un cristiano, è arrivare sul luogo del martirio. Monsignor Carmelo Ferraro durante i funerali disse che i mafiosi pensavano di spegnere una luce e hanno invece acceso un faro. Effettivamente dopo Il martirio abbiamo conosciuto lo spessore professionale, umano e cristiano di Livatino. Livatino ogni mattina era solito fermarsi nella chiesa di San Giuseppe, attigua al tribunale dove lui prestava servizio. Tutto questo lo abbiamo saputo dopo il martirio, tramite il parroco che ogni mattina vedeva questo giovane che si fermava in chiesa a pregare. Monsignor Ferraro diede poi incarico alla sua insegnante di lettere di raccogliere testimonianze su questa figura. Livatino è il martire non dello straordinario ma dell’ordinario. Ha fatto fino in fondo il giudice, un testimone credibile. Si cita frequentemente la frase attribuita a lui: “Al termine della nostra vita non ci verrà chiesto se siamo stati credenti ma credibili”. E Livatino è stato credibile fino in fondo…
Il Parco Livatino è dunque un luogo della memoria. Una memoria che purtroppo talvolta viene sottovalutata da parte di chi dovrebbe sentire l’obbligo morale di onorare i piccoli grandi eroi di ogni giorno. Ciò nonostante, tanti volenterosi e qualche benefattore, continuano a portare avanti questa iniziativa che attrae sempre più persone che arrivano da altre città.
gjm