Sulla “trattativa Stato/Mafia” si è scritto di tutto e di più. Moltissimi organi di stampa, televisioni e social media hanno avallato le gravissime accuse rivolte agli alti ufficiali del ROS ma i fatti dimostrano che le cose non stanno affatto così.
La magistratura italiana e diverse istituzioni, sulle stragi palermitane hanno dato uno spaccato oscuro e forviante della vita democratica. La giustizia non ha trionfato e forse non trionferà mai. A distanza di 30 anni coraggiosi PM di Caltanissetta stanno cercando di capire il ruolo dei loro colleghi, Natoli e Pignatone. Compito difficilissimo. Qualche giornalista di regime, critica la famiglia Borsellino per sostenere tesi diverse dalle correnti di potere antimafia sostenute da toghe integraliste.
Forse qualcuno dimentica il caso Scarantino e le vergogne firmate da certi magistrati in cerca di chissà quale verità. Anni di processi inutili che hanno offeso la memoria dei giudici assassinati e anche dei loro familiari.
Scarantino in galera, gente arrestata e condannata senza motivo e il Questore La Barbera (insieme ai suoi misteriosi amici ), libero di godersi la sua pensione – La famiglia Borsellino e tutta l’Italia davvero libera, vuole sapere la verità. Borsellino , come Falcone non è stato ucciso solo dai mafiosi. Chi ha depistato volutamente, ha ucciso nuovamente i due magistrati. Anche chi ha permesso con indagini sbagliate a Messina Denaro di rimanere libero per 30 anni, ha offeso chi crede nella vera democrazia. Aver sporcato le prove delle stragi ha ucciso nuovamente gli uomini delle scorte morti per difendere due grandi sostenitori della vera giustizia
Falcone – Borsellino e le inchieste pesanti che arrivavano anche negli USA
Nell’ aprile del 2023, la Cassazione ha sancito che certe cose narrate dal potere che ha nascosto anche i depistaggi, erano andate in modo radicalmente diverso.
Una speciale operazione di polizia coordinata tra Palermo e New York. ha riportato alla memoria la grande inchiesta sulla Pizza Connection condotta da Giovanni Falcone, la cui rilevanza é stata ricordata nel 2022 dall’ex Capo del FBI Louis Freeh
Io, Falcone e la mafia. Parla l’ex capo dell’Fbi Louis Freeh – Formiche.net
Riflettere attentamente sull’esperienze del passato offre spunti preziosi per elaborare – innanzitutto sul piano politico – una strategia di medio e lungo periodo.
Di Giovanni Falcone si ricorda spesso l’espressione “follow the money”
https://www.fbi.gov/news/stories/remembering-giovanni-falcone
A tal proposito , resta il rammarico che una parte di questa sua intuizione investigativa si sia arenata. Molti risultati sono stati ottenuti in merito al riciclaggio dei profitti illeciti della mafia per il traffico di armi, droga, estorsioni e altri gravissimi reati.
Per una serie di circostanze concomitanti non é stato possibile raggiungere risultati investigativi altrettanto efficaci nel perseguire il metodo Falcone “follow the money” quando si trattava di finanziamenti pubblici, soprattutto in materia di appalti e pubbliche forniture.
Alla domanda “how did the mafia manage to benefiting from public expenditure?” (come la criminalità organizzata siciliana ha lucrato (e lucra) sui finanziamenti pubblici) si é risposto raggiungendo alcuni risultati investigativi importanti, ma solo parziali.
Sono passati ben 35 anni dalla prima inchiesta su mafia/appalti nel comune di Baucina in provincia di Palermo.
Per inquadrare adeguatamente il contesto ambientale di quella indagine è sufficiente citare le parole di Pierluigi Vigna – all’ epoca Procuratore Nazionale DNA – in una celebre audizione alla Commissione Bicamerale Antimafia “tra il 1985 e il 1993 Cosa Nostra aveva il pieno controllo degli appalti pubblici in Sicilia”.
Due notizie di questi giorni creano le condizioni per innescare un salto di qualità nella conoscenza storica del fenomeno mafioso in materia di appalti.
E’ possibile, inoltre, che i nuovi approfondimenti offrano spunti per ottimizzare le azioni di prevenzione e contrasto rispetto ai grandi investimenti europei del PNRR nel territorio siciliano.
Leggere le motivazioni della conferma della assoluzione definitiva degli ufficiali del ROS da parte della Cassazione può servire. Leggere no significa a difendere posizioni semmai può significare altro.
Importante anche leggere il volume “la verità su Mafia e Appalti”
https://www.mondadoristore.it/verita-sul-dossier-Giuseppe-De-Donno-Mario-Mori/eai978885669311/ scritto da due degli ufficiali dei carabinieri assolti in via definitiva, il Prefetto Mario Mori e il Colonnello Giuseppe De Donno. Leggere serve ad aumentare il punto d’osservazione e non finire solo nei gangli dell’informazione in odor di toga di potere.
Il libro edito dal gruppo Mondadori verrà presentato a Roma dal Professor Giuliano Amato, Presidente Emerito della Corte Costituzionale
https://www.cheventi.it/eventi/2023-mario-mori-e-giuseppe-de-donno-presentazione
Sulla “trattativa Stato/Mafia” si è scritto di tutto e di più ……
Moltissimi organi di stampa, televisioni, social media e persino Wikipedia – dando per scontata la “trattativa Stato/Mafia” – hanno avallato le gravissime accuse rivolte agli alti ufficiali del ROS . Guarda caso nessuno più parla del caso Scarantino e delle vergogonse stagioni processuali fondate sul nulla
Le implicazioni giuridiche e investigative di questo lungo e sconcertante caso giudiziario sono di grande rilevanza e dovrebbero essere materia di ricerca e didattica innanzitutto nelle scuole e nei dipartimenti di Giurisprudenza.
Per quanto riguarda attiene, invece, all’ opinione pubblica sarebbe importante chiarire due punti.
Il primo è che i tentativi di interlocuzione della polizia giudiziaria con appartenenti ad organizzazioni criminali (nel caso in esame i contatti con l’ ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino) possono essere utili o inutili alle indagini, ma sono fisiologici.
Il secondo è che gli ufficiali di polizia giudiziaria dispongono di una loro specifica autonomia (penso in particolare alla gestione di fonti confidenziali ai sensi dall’ articolo 203 del codice di procedura penale). https://formiche.net/2023/05/inchiesta-mori-trattativa-mayer/
La coincidenza temporale tra le motivazioni della assoluzione definitiva di Mori e di De Donno e la pubblicazione del loro libro crea l’opportunità di connettere la verità giudiziaria e quanto emerge e soprattutto potrà emergere dalla ricerca storica.
L’ augurio è che l’interessante testimonianza di Mori e De Donno non resti un fatto isolato, ma anche altri seguano il loro esempio al fine di ricostruire la storia degli appalti e delle forniture pubbliche in Sicilia e più in generale nel nostro paese.
Dal libro la prima cosa che colpisce é la disinvoltura con cui le imprese del nord si muovono in Sicilia. Da quanto emerge per Cosa Nostra era relativamente facile negoziare accordi di spartizione con alcuni dei gruppi industriali nazionali oltre che con esponenti politici del territorio.
Un filone di ricerca che suggerisco di esplorare sono gli archivi storici delle aziende che non possono certo far mancare il loro prezioso apporto alle ricerche degli storici.
Nel volume, inoltre, si conferma con una varietà di esempi quanto Giovanni Falcone ha sosteneva relativamente al condizionamento sistematico – ex ante ed ex post – di Cosa Nostra negli appalti pubblici siciliani.
In particolare , si fa riferimento alle complesse relazioni tra le inchieste milanesi e quelle palermitane. Non c’é qui per approfondire alcuni eccessi di Tangentopoli (uso improprio della custodia cautelare), ma quello che viene fuori sui numerosi imprenditori sa di sbalorditivo. Erano disponibili a collaborare senza problemi con gli investigatori milanesi, ma quasi nessuno di questi era disposto (per il timore di perdere la vita) a fare lo stesso con gli ufficiali di polizia giudiziaria e con i magistrati operanti a Palermo e in Sicilia.
Su questo aspetto il libro riprende alcune interessanti testimonianze di Antonio Di Pietro sui tentativi di ricomporre questa macroscopica discrepanza.
L’indisponibilità degli imprenditori del nord a testimoniare le vicende correlate ai loro interessi in Sicilia non é la sola difficoltà per gli investigatori che si occupano di mafia appalti. I lettori del libro potranno conoscere dalla voce diretta degli autori i numerosi ostacoli che hanno incontrato sul loro cammino.
Il volume, infine, solleva alcuni interrogativi a cui gli autori nella loro pur ampia ricognizione non sono stati in grado di rispondere. Tra questi una merita, a mio avviso, una particolare attenzione da parte degli storici.
Perché per non si é mai parlato della testimonianze sulle difficoltà incontrate da Paolo Borsellino a Palermo e delle relative audizioni al CSM- organo di rilevanza costituzionale?