Strage di Portella della Ginestra: Chi furono i veri mandanti? . Fu il primo banco di prova dell’accordo tra americani massoneria e mafia?
Secondo autorevoli studiosi , nella strage eseguita da Salvatore Giuliano fu coinvolto il massone Frank Bruno Gigliotti, quel «galantuomo» amico e fratello di Umberto Gorietti, primo presidente delle ADI
Nonostante i proclami della politica i documenti e le indagini su Portella della Ginestra risultano sparpagliati e difficilmente raggiungibili. Caduto il segreto di Stato rimane la difficoltà (colposa o dolosa) di accedere agli atti che nascondono una verità che nonostante venga commemorata tutti gli anni non è ancora stata raccontata.
Frank Bruno Gigliotti, un massone e agente dei servizi segreti americani, svolse un ruolo chiave nella preparazione dello sbarco degli americani in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale. Questo avvenne nel luglio 1943, quando le truppe alleate invasero l’isola. La mafia, guidata da personaggi come Lucky Luciano, fornì supporto logistico per facilitare lo sbarco. Gigliotti, insieme a mafiosi siciliani e siculo-americani, contribuì a garantire il successo dell’Operazione Husky, che segnò l’inizio della campagna d’Italia e la penetrazione alleata nel Continente europeo. La collaborazione tra la mafia e gli alleati non fu priva di controversie, e alcune stragi compiute dai militari americani su civili e prigionieri italiani rimangono ancora oscure e impunite. Un interessante intreccio di storia, politica e segreti che ha lasciato un’impronta indelebile sulla Sicilia e sulla sua relazione con gli Stati Uniti durante quel periodo tumultuoso.
La banda di Salvatore Giuliano, secondo ricostruzioni storiche fortemente attendibili, fu armata dai servizi segreti americani tramite Frank Gigliotti. Giuliano venne ucciso dai Carabinieri e portato a Castelvetrano. Un delitto con una sceneggiata tutta da decifrare
E’ stato anche il deputato di DP Luigi Cipriani a sostenerlo, affermando che ‘gli uomini di Giuliano furono armati da Frank Gigliotti, un italoamericano, agente dei servizi segreti legato a mafia e massoneria’ (La Repubblica, 15 Dicembre 1990, pag. 8).
Ecco l’intero articolo apparso su La Repubblica in cui ci sono le suddette dichiarazioni di Luigi Cipriani: ‘MILANO – Esiste un legame tra massoneria, mafia, fascisti e Stati Uniti dietro ognuna delle stragi che l’Italia ha visto negli ultimi anni. Lo ha detto il deputato Luigi Cipriani di Dp, in un’ assemblea del suo partito. Secondo l’ esponente di Dp nel nostro paese le stragi ci sono state tutte le volte che il movimento di massa metteva in discussione l’assetto del regime e la nostra stretta adesione alla politica Usa. La prima di queste stragi – ha detto Cipriani – è stata quella di Portella della Ginestra, compiuta dalla banda di Salvatore Giuliano il primo maggio del ’47. Gli uomini di Giuliano furono armati da Frank Gigliotti, un italoamericano, agente dei servizi segreti legato a mafia e massoneria, e questo meccanismo ha funzionato anche nelle altre stragi che hanno caratterizzato gli anni più recenti. Giovanni Russo Spena, deputato di Dp, ha espresso la preoccupazione di un ritorno a una forte repressione, di fronte alla quale ribadiamo la nostra libertà di criticare lo Stato, di poter dire che Gladio è una struttura anticostituzionale e di non dimenticare quale sia stato il nostro passato’.
Oltre a Frank Bruno Gigliotti, altre figure chiave nella collaborazione tra la mafia e gli alleati durante la Seconda guerra mondiale includono:
Charles “Lucky” Luciano: Un noto boss della mafia italo-americana. Durante la guerra, fu imprigionato negli Stati Uniti ma collaborò con gli alleati fornendo informazioni sulla Sicilia e facilitando i contatti tra la mafia e l’intelligence americana. Luciano in Sicilia organizzò una sede operativa appena finita la guerra. Scelse Palermo. Si riuniva presso l’Hotel delle Palme con i boss del trapanese e di Palermo. Era necessario pianificare e mettere in pratica la strategia voluta dagli americani per il controllo dell’Isola. Luciano incontrò più volte Gigliotti e Charles Poletti comandante americano in Sicilia subito dopo lo sbarco. In quell’albergo di Palermo di lusso, viveva già da mesi il famoso Barone Di Stefano originario di Castelvetrano. Una figura tutta da decifrare e che sicuramente ha visto molte cose accadute in quell’albergo di via Roma. Luciano sarà protagonista di numerose azioni (spinto da interessi mafiosi ma anche da interessi economici e patriottici verso la Sicilia occupata. Stalin era un nemico); Grazie all’intervento di Frank Costello “Angel face” e dei fratelli Camardos la mafia sconfigge l’attività filo-nazista di spionaggio al porto di New York.
Inizia così un rapporto di reciproca utilità che coinvolgerà mafia e l’esercito statunitense (tramite i suoi servizi segreti).
Salvatore “Toto” D’Aquila: Un altro importante boss mafioso che aveva legami con gli Stati Uniti. La sua rete di contatti fu utilizzata per coordinare l’operazione di sbarco in Sicilia.
Joseph “Joe Adonis” Doto: Un altro membro influente della mafia italo-americana. Contribuì alla collaborazione tra la mafia e gli alleati, fornendo supporto logistico e informazioni.
Vito Genovese: Un altro boss mafioso che giocò un ruolo nell’operazione Husky. La sua influenza e i suoi legami con la mafia siciliana furono sfruttati per garantire il successo dell’invasione.
Queste figure operarono nell’ombra, spesso attraverso intermediari, e la loro collaborazione con gli alleati rimane un capitolo controverso nella storia della Sicilia e della Seconda guerra mondiale .
Fonte: documenti
Associazione Verità e Giustizia