Sanità, Nursing Up De Palma: «Pistola puntata alla testa di una infermiera del 118! Accade a Napoli. Siamo ormai all’acme di una emergenza senza fine! Quanto vale oggi la vita di un operatore sanitario?
Maurizio Franchina
20 Dicembre 2022
SANITÀ, NURSING UP DE PALMA: «PISTOLA PUNTATA ALLA TESTA DI UNA
INFERMIERA DEL 118! ACCADE A NAPOLI. SIAMO ORMAI ALL’ACME DI UNA
EMERGENZA SENZA FINE! QUANTO VALE OGGI LA VITA DI UN OPERATORE
SANITARIO?
«_DICIAMO BASTA UNA VOLTA PER TUTTE A QUESTI EPISODI VERGOGNOSI. SOLO
POCHI GIORNI FA A TORINO, UN INFERMIERE ERA STATO FERITO CON UN
COLTELLO. LA PERICOLOSA SCIA DI AGGRESSIONI SI ALLUNGA A DISMISURA E
ASSUME CONTORNI DI UNA GRAVITÀ NON ULTERIORMENTE TOLLERABILE. LE LEGGI
CHE CI SONO, NON APPAIONO IN ALCUN MODO SUFFICIENTI. FACCIAMO APPELLO A
GOVERNO E MINISTERO DEGLI INTERNI, AFFINCHÉ INTERVENGANO IMMEDIATAMENTE
PER ARGINARE LA SCIA DI VIOLENZA AI DANNI DEGLI OPERATORI SANITARI»._
ROMA 19 DIC 2022 – «Quanto vale la vita di un operatore sanitario al
giorno d’oggi, di un uomo, di una donna, di un padre e di una madre di
famiglia, che dopo un percorso di laurea irto di ostacoli e di sacrifici
da portare a termine, decidono di indossare un camice per lottare,
quotidianamente, per la tutela della salute dei cittadini?
Fino a che punto si può rischiare la propria esistenza?
Non bastano i calci, i pugni, gli spintoni quotidiani, le intimidazioni
e le minacce da parte di pazienti e parenti, inviperiti contro un
sistema sanitario allo sbando, che ci trasformano nel peggiore dei capri
espiatori, addossandoci le responsabilità delle croniche carenze
strutturali degli ospedali e in particolare dei lunghi tempi di attesa
nei pronto soccorsi.
Ciò che è accaduto a Napoli, anche per noi del nostro sindacato, che
dovremmo essere abituati a raccontarvi, quasi ogni giorno, fatti di
cronaca fuori dall’ordinario, ci ha fatto letteralmente sobbalzare dalla
sedia.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Abbiamo stigmatizzato, più volte, in passato, i rischi che corrono i
nostri infermieri del 118 in servizio sulle ambulanze quando si recano a
casa dei pazienti.
Immaginate a quali livelli possa arrivare il raptus di follia di un
paziente o di un parente di quest’ultimo, all’interno della propria
abitazione, nelle proprie quattro mura.
Immaginate cosa potrebbe succedere a casa propria, se arrivano già
all’interno di una corsia di un ospedale a sentirsi autorizzati e forti
al punto di estrarre un coltellino, ferire un infermiere ed appiccare
addirittura il fuoco in una corsia, come accaduto a Torino qualche
giorno fa.
Oppure a tentare di strangolare una infermiera come accaduto al
Sant’Andrea di Roma a ottobre.
Ebbene, signore e signori , siamo arrivati alle pistole!
Accade proprio questo. Siamo arrivati alle minacce con le armi da fuoco!
La brutta storia arriva da Napoli, dove, poco dopo le 21, a Calata
Capodichino, giovedì scorso, una infermiera dell’equipaggio 118 del San
Gennaro, si è vista puntare una pistola alla testa da un uomo in preda
alla più impensabile delle follie.
La collega, dopo alcuni minuti di ritardo legati all’arrivo tardivo
dell’ambulanza, si è ritrovata davanti un uomo di 76 anni che l’ha
minacciata di morte con una pistola e che l’avrebbe forse uccisa se la
moglie fosse morta.
Parole che l’uomo ha espresso senza mezze misure, davanti a testimoni, e
che hanno permesso agli agenti del Commissariato San Carlo Arena di
disarmarlo e trarlo in arresto.
E, a quanto ci raccontano, non è stato neanche semplice bloccarlo e
renderlo inoffensivo.
Tutto questo a seguito di una tachicardia. Ebbene sì, la signora, la
moglie dell’uomo, per fortuna stava bene, ed è poi stata visitata e
sottoposta a tutti i controlli di rito.
Perché per noi infermieri, sempre, la vita di un paziente, viene prima
di ogni cosa!
A che punto di gravità siamo arrivati? Fino a che punto il Governo può
rimanere inerme di fronte questo scempio?
Provate a immedesimarvi per un attimo nello stato d’animo di questa
collega, magari madre di famiglia.
Provate a pensare per un attimo se non le sia passato per la testa,
anche solo per un secondo, di chiedersi se vale ancora la pena
svegliarsi ogni mattina, per 1400 euro al mese netti, e rischiare di
rimanere uccisa da una persona a dir poco instabile, mentre sta cercando
di comprendere l’entità delle condizioni di salute della moglie di
quest’ultimo.
Se, prima di tutto, la parola d’ordine è non avere mai paura di
denunciare quanto accade, non possiamo nascondere, continua De Palma, la
nostra profonda preoccupazione per il livello di gravità a cui siamo
arrivati e per i pericoli in cui, ogni giorno i nostri operatori
sanitari, incorrono.
Qualcuno fermi questa scia di violenza senza fine. Qualcuno ci dica se
essere infermiere oggi, vuol dire davvero, dover affrontare questi
rischi.
Al Governo, al Ministro degli Interni chiediamo, se in un Paese civile
si può continuare combattere per la salute dei pazienti, mettendo in
campo competenze ed anni di studi universitari, e poi arrivare a essere
considerati, da parte di cittadini a dir poco instabili, come “i
colpevoli numero uno” di un sistema malfunzionante, mentre la politica e
le aziende sanitarie, responsabili della nostra incolumità, restano
impassibili a guardare, senza predisporre strategie preventive che ci
tutelino concretamente prima che accada il peggio.
Cosa dovremmo arrivare raccontarvi nel prossimo comunicato? Non osiamo
immaginarlo!», chiosa De Palma.
INFERMIERA DEL 118! ACCADE A NAPOLI. SIAMO ORMAI ALL’ACME DI UNA
EMERGENZA SENZA FINE! QUANTO VALE OGGI LA VITA DI UN OPERATORE
SANITARIO?
«_DICIAMO BASTA UNA VOLTA PER TUTTE A QUESTI EPISODI VERGOGNOSI. SOLO
POCHI GIORNI FA A TORINO, UN INFERMIERE ERA STATO FERITO CON UN
COLTELLO. LA PERICOLOSA SCIA DI AGGRESSIONI SI ALLUNGA A DISMISURA E
ASSUME CONTORNI DI UNA GRAVITÀ NON ULTERIORMENTE TOLLERABILE. LE LEGGI
CHE CI SONO, NON APPAIONO IN ALCUN MODO SUFFICIENTI. FACCIAMO APPELLO A
GOVERNO E MINISTERO DEGLI INTERNI, AFFINCHÉ INTERVENGANO IMMEDIATAMENTE
PER ARGINARE LA SCIA DI VIOLENZA AI DANNI DEGLI OPERATORI SANITARI»._
ROMA 19 DIC 2022 – «Quanto vale la vita di un operatore sanitario al
giorno d’oggi, di un uomo, di una donna, di un padre e di una madre di
famiglia, che dopo un percorso di laurea irto di ostacoli e di sacrifici
da portare a termine, decidono di indossare un camice per lottare,
quotidianamente, per la tutela della salute dei cittadini?
Fino a che punto si può rischiare la propria esistenza?
Non bastano i calci, i pugni, gli spintoni quotidiani, le intimidazioni
e le minacce da parte di pazienti e parenti, inviperiti contro un
sistema sanitario allo sbando, che ci trasformano nel peggiore dei capri
espiatori, addossandoci le responsabilità delle croniche carenze
strutturali degli ospedali e in particolare dei lunghi tempi di attesa
nei pronto soccorsi.
Ciò che è accaduto a Napoli, anche per noi del nostro sindacato, che
dovremmo essere abituati a raccontarvi, quasi ogni giorno, fatti di
cronaca fuori dall’ordinario, ci ha fatto letteralmente sobbalzare dalla
sedia.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Abbiamo stigmatizzato, più volte, in passato, i rischi che corrono i
nostri infermieri del 118 in servizio sulle ambulanze quando si recano a
casa dei pazienti.
Immaginate a quali livelli possa arrivare il raptus di follia di un
paziente o di un parente di quest’ultimo, all’interno della propria
abitazione, nelle proprie quattro mura.
Immaginate cosa potrebbe succedere a casa propria, se arrivano già
all’interno di una corsia di un ospedale a sentirsi autorizzati e forti
al punto di estrarre un coltellino, ferire un infermiere ed appiccare
addirittura il fuoco in una corsia, come accaduto a Torino qualche
giorno fa.
Oppure a tentare di strangolare una infermiera come accaduto al
Sant’Andrea di Roma a ottobre.
Ebbene, signore e signori , siamo arrivati alle pistole!
Accade proprio questo. Siamo arrivati alle minacce con le armi da fuoco!
La brutta storia arriva da Napoli, dove, poco dopo le 21, a Calata
Capodichino, giovedì scorso, una infermiera dell’equipaggio 118 del San
Gennaro, si è vista puntare una pistola alla testa da un uomo in preda
alla più impensabile delle follie.
La collega, dopo alcuni minuti di ritardo legati all’arrivo tardivo
dell’ambulanza, si è ritrovata davanti un uomo di 76 anni che l’ha
minacciata di morte con una pistola e che l’avrebbe forse uccisa se la
moglie fosse morta.
Parole che l’uomo ha espresso senza mezze misure, davanti a testimoni, e
che hanno permesso agli agenti del Commissariato San Carlo Arena di
disarmarlo e trarlo in arresto.
E, a quanto ci raccontano, non è stato neanche semplice bloccarlo e
renderlo inoffensivo.
Tutto questo a seguito di una tachicardia. Ebbene sì, la signora, la
moglie dell’uomo, per fortuna stava bene, ed è poi stata visitata e
sottoposta a tutti i controlli di rito.
Perché per noi infermieri, sempre, la vita di un paziente, viene prima
di ogni cosa!
A che punto di gravità siamo arrivati? Fino a che punto il Governo può
rimanere inerme di fronte questo scempio?
Provate a immedesimarvi per un attimo nello stato d’animo di questa
collega, magari madre di famiglia.
Provate a pensare per un attimo se non le sia passato per la testa,
anche solo per un secondo, di chiedersi se vale ancora la pena
svegliarsi ogni mattina, per 1400 euro al mese netti, e rischiare di
rimanere uccisa da una persona a dir poco instabile, mentre sta cercando
di comprendere l’entità delle condizioni di salute della moglie di
quest’ultimo.
Se, prima di tutto, la parola d’ordine è non avere mai paura di
denunciare quanto accade, non possiamo nascondere, continua De Palma, la
nostra profonda preoccupazione per il livello di gravità a cui siamo
arrivati e per i pericoli in cui, ogni giorno i nostri operatori
sanitari, incorrono.
Qualcuno fermi questa scia di violenza senza fine. Qualcuno ci dica se
essere infermiere oggi, vuol dire davvero, dover affrontare questi
rischi.
Al Governo, al Ministro degli Interni chiediamo, se in un Paese civile
si può continuare combattere per la salute dei pazienti, mettendo in
campo competenze ed anni di studi universitari, e poi arrivare a essere
considerati, da parte di cittadini a dir poco instabili, come “i
colpevoli numero uno” di un sistema malfunzionante, mentre la politica e
le aziende sanitarie, responsabili della nostra incolumità, restano
impassibili a guardare, senza predisporre strategie preventive che ci
tutelino concretamente prima che accada il peggio.
Cosa dovremmo arrivare raccontarvi nel prossimo comunicato? Non osiamo
immaginarlo!», chiosa De Palma.
Sanità, Nursing Up De Palma: «Pistola puntata alla testa di una infermiera del 118! Accade a Napoli. Siamo ormai all’acme di una emergenza senza fine! Quanto vale oggi la vita di un operatore sanitario?
«Diciamo basta una volta per tutte a questi episodi vergognosi. Solo pochi giorni fa a Torino, un infermiere era stato ferito con un coltello. La pericolosa scia di aggressioni si allunga a dismisura e assume contorni di una gravità non ulteriormente tollerabile. Le leggi che ci sono, non appaiono in alcun modo sufficienti. Facciamo appello a Governo e Ministero degli Interni, affinché intervengano immediatamente per arginare la scia di violenza ai danni degli operatori sanitari».