Articolo di Achille Colombo Clerici su QN IL GIORNO del 3 dic.2022
Nel 1970 l’Italia era la prima meta turistica al mondo: oggi è al quinto posto, dopo Francia, Spagna, Stati Uniti, Cina e rischia di scendere al sesto, superata dalla Turchia, nonostante mantenga saldamente il primo posto nei ‘desiderata’ dei turisti del globo. Ciò se si considerano i valori assoluti delle presenze straniere: se si analizzano gli incrementi percentuali anno su anno, siamo superati persino dalla Grecia e dalla Croazia.
La filiera del turismo è fondamentale per la vitalità sociale, culturale ed economica del Paese. Il settore costituisce il 13% del Pil italiano e occupa milioni di persone. Non solo alberghi e locazioni brevi, ma bar, ristoranti, pizzerie, e il mondo dello shopping, con negozi e botteghe artigiane, alimentari, lusso e moda, musei, teatri, spettacolo e cultura, dal campo musicale a quello letterario e artistico. Non solo. Ogni turista straniero diventa, nel suo Paese, un promotore dell’Italia. Il suo stile di vita affascinante che ne deriva è un modello che attrae investitori diretti o in partenariato da tutto il mondo. Un comparto, dunque, quello del turismo, soprattutto quello proveniente dall’estero, fondamentale e trainante per l’economia del Paese.
Allora perché la costante perdita di quote di mercato internazionale?
Le istituzioni italiane vivono l’andamento del settore con un ingiustificato senso di appagamento. La crescita dei flussi di viaggiatori non è infatti il frutto delle attività messe in campo come sistema-Italia e per questo è nettamente al di sotto delle performance realizzate dai nostri concorrenti. Se pure l’Italia sia riuscita ad accodarsi al boom europeo del settore, non è riuscita a cavalcarlo da protagonista. Soprattutto a causa della mancanza di strategie nazionali adeguate.
L’occasione per varare un valido programma è stata offerta con l’istituzione del ministero del Turismo (governo Draghi), rafforzata dal Pnrr che consente una allocazione di risorse necessarie per il rilancio.
Ma oltre alle risorse per investimenti, bisogna operare su due componenti fondamentali del turismo moderno: la formazione e la destagionalizzazione. La formazione pubblica tradizionale è inadeguata, occorrono scuole di alto livello; la destagionalizzazione, che vede le nostre strutture, alberghiere in primis, operare solo per alcuni mesi all’anno, va ripensata.