La chiusura in Teatro Garibaldi, sold out per “Napucalisse” di Mimmo Borrelli.
Un festival per la comunità: esplorare l’agitazione personale per trasformarla in azione comune.
Si è chiuso domenica 22 settembre il XVII Festival della Letteratura Mediterranea, in scena nel weekend scorso a Lucera. Tre giorni intensi e partecipati di incontri, audio reportage e performance per sviscerare il tema indicato dal titolo: Stato Privato di Agitazione.
“Cosa vi agita, che cosa vorreste gridare in questo momento?”, chiedevano gli organizzatori attraverso la presentazione del visual e prima di lanciare il programma in conferenza stampa. È partito da lì una sorta di “prequel” del Festival, con l’interazione prima attraverso i social e poi con la comparsa nel centro lucerino di lenzuoli bianchi stesi ai balconi che recavano messaggi scritti a mano.
“Dare un nome al proprio stato di agitazione, scriverlo su un vecchio lenzuolo e lasciarlo steso al vento”: questa la pratica incoraggiata su consiglio degli autori ispiratori del tema, scrittori che sono stati annunciati come “influencer” e veri e propri ospiti dell’edizione (Rocco Scotellaro, Antonio Gramsci, Tommaso Fiore, Beppe Fenoglio e Alessandro Leogrande).
Dall’agitazione privata, personale, all’incontro e ascolto reciproco di voci che ne parlano, se la raccontano, che trovano parole per dirla, conoscerla. L’edizione n.17 (così come la precedente) ha voluto rivolgersi direttamente alla comunità, a chi abita Lucera e i suoi dintorni, a chi in particolare vive uno stato di frustrazione e avverte la mancanza di spazi e luoghi dove trovarsi per esprimersi, guardarsi negli occhi, abbracciarsi, “tornare a innamorarsi”.
Elemento portante e veramente suggestivo dell’intero programma è stato il momento del Rito, a cura di Marco Terenzio Barbaro. Marco e i ragazzi che hanno felicemente collaborato alla sua riuscita – Emanuele Alfieri, Vincenzo De Biase, Antonella Graziano, Lucia Iuliani, Andrea Vellonio e Emanuel Ziccardi – hanno inscenato la rappresentazione di una rivolta, il risveglio di un’agitazione comune paralizzata però sempre dalla Paura (impersonata da Barbaro), padrona e cerimoniera del rito stesso con le sue urla e imprecazioni dialettali.
“A paure ce vole. Ce vole a paure”. La paura ci vuole. Ci vuole la paura.
Ma per oltrepassare il confine della paura serve studio, conoscenza, dialogo, cuore e cervello. La corda è dunque il simbolo di questo andare oltre: è ciò che vibra, saltella, balza, e avvolge. La corda diventa simbolo di comunità. Il Dopofestival nel Vecchio Parco della Villa Comunale era inteso infatti come momento finale in cui ritrovarsi per cantare, suonare, ballare e custodire quel che di bello si può fare insieme: starsi accanto, tutti dalla stessa parte, condividendo emozioni ed esperienze.
Altro contributo importante e umanamente significativo di questa edizione è stato quello dello scrittore e giornalista Valerio Millefoglie, che ha trascorso sul territorio tre giorni alla ricerca di voci da campionare per il suo audiodocumentario dal titolo “Vicini da Altrove”. Millefoglie, che di professione “ascolta le voci”, lavora proprio a questo tipo di narrazione che fonde il reportage con il racconto. Sul palco con lui Mamadou, che vive a Manfredonia, lavora con la compagnia del Teatro degli Apocrifi e scrive racconti e soggetti.
Fare incontrare le storie dei migranti – quelli che attualmente vivono e lavorano in provincia di Foggia – con quelle degli abitanti del posto era il suo obiettivo, riuscitissimo a giudicare dal successo ottenuto in entrambe le puntate proposte sabato 21 e domenica 22 settembre.
Partecipati tutti gli incontri previsti, nonostante il sopraggiungere di più basse temperature. L’Anteprima di venerdì 20 settembre al Lupus Bistrot ha divertito e avvicinato il pubblico al mondo della poesia – anche quella orale – con lo Slam Poetry condotto da Marko Miladinovic (con musica di Emanuele Menga), che ha visto protagonisti sette poeti pugliesi – Gionata Atzori, Mario Badino, Andrea Bitonto, Antonio Bux, Cristina Carlà, Daniela D’Elia, Giuseppe Todisco e il superospite Francesco Palmieri. I presenti sono stati coinvolti nelle votazioni, decretando infine la vittoria di Cristina Carlà.
Il rapporto tra poesia e conflitto è stato il tema affrontato sabato 21 settembre nell’incontro tra i tre poeti Marko Miladinovic, Julian Zhara e Cristina Carlà, che hanno intrattenuto il pubblico anche leggendo i propri versi. Subito dopo c’è stato lo spettacolo di Stand up poiesis del poeta, artista visivo e performer Marko Miladinovic.
Domenica 22 settembre l’incontro tra lo scrittore Valerio Millefoglie e l’attivista Yvan Sagnet ha indagato invece il rapporto tra scrittura e lotta, il senso della scrittura e della conoscenza come unica arma di emancipazione personale difronte alle sopraffazioni del potere.
Sold out per l’evento di punta al Teatro Garibaldi. Il Festival è terminato in bellezza con lo spettacolo “Napucalisse (oratorio in lettura)” di e con il poeta, attore e drammaturgo Mimmo Borrelli, con musiche live di Antonio Della Ragione. Borrelli e Della Ragione hanno strabiliato tutti e sono stati salutati da un lungo applauso, premiati da un pubblico eterogeneo e accorso per l’occasione anche da fuori della provincia foggiana.
“Siamo felici che i nostri obiettivi iniziali siano stati compresi da chi ha partecipato – affermano gli organizzatori – Un Festival come il nostro non ha altro senso se non quello di affermare una reale connessione con il territorio in cui nasce e vive”.