
Il 19 luglio 2025 ricorre il 33° Anniversario della Strage di via D’Amelio, uno dei peggiori attentati di stampo terroristico-mafioso avvenuto in Italia in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
In quella tragica domenica di luglio del ’92, dopo aver trascorso la giornata al mare con la famiglia, il giudice Borsellino si recò a casa della madre, in via D’Amelio, al civico 21. Appena giunto davanti al portone una Fiat 126 imbottita di tritolo esplose causando la morte del magistrato e dei suoi agenti di scorta. Solo l’agente Antonio Vullo si salvò, trovandosi altrove in quel momento. L’attentato rappresentò una terribile risposta della mafia allo sforzo della magistratura di combatterla.
Quasi due mesi prima, nella Strage di Capaci persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta della Quarto Savona Quindici. Questo secondo attentato allertò immediatamente le istituzioni e spinse il ministro della Giustizia Claudio Martelli a firmare d’urgenza il regime del 41-bis,il “carcere duro”,per circa 300 detenuti mafiosi e rafforzò le misure di sicurezza nelle carceri italiane.
I funerali dei cinque agenti si svolsero il 21 luglio nella cattedrale di Palermo, mentre la famiglia di Borsellino scelse di celebrare un rito privato, rifiutando i funerali di Stato in segno di protesta per la scarsa protezione offerta al magistrato.
Il processo che seguì la Strage fu segnato da false testimonianze e dal mistero dell’ “agenda rossa”, l’agenda personale di Borsellino che avrebbe potuto svelare molte verità, ma che non è stata mai ritrovata.
Antonino Caponnetto, storico fondatore del pool antimafia, descrisse con amarezza quel tragico momento dal quale nacque una nuova stagione di impegno civile, la cosiddetta primavera delle coscienze che coinvolse soprattutto le nuove generazioni e le scuole.
Il valore di questo impegno è sintetizzato nelle parole che lo stesso Borsellino pronunciò, poco prima di morire, in un discorso dedicato all’amico Giovanni:
“Il primo problema da risolvere nella nostra bellissima e disgraziata terra è la necessità di un movimento culturale e morale che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e della complicità.”
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, alla vigilia di una giornata celebrativa-commemorativa così importante per l’Italia, conferma il proprio impegno nel sostenere percorsi didattici che aiutino studenti e studentesse a sviluppare una consapevolezza critica sul fenomeno mafioso, sul ruolo delle istituzioni e sull’importanza della partecipazione civile, affinché la memoria di Borsellino e delle vittime di via D’Amelio continui a essere faro per la costruzione di una società più giusta e libera.
In questa stessa direzione si inserisce anche la significativa scelta della traccia dedicata a Paolo Borsellino negli Esami di Stato di quest’anno, che rappresenta un’opportunità educativa straordinaria. La presenza della figura di Borsellino come tema d’esame ha stimolato e stimola riflessioni profonde tra le nuove generazioni, favorendo un confronto consapevole sui valori della legalità, della giustizia e del coraggio civile.
In occasione del 33° Anniversario della Strage di via D’Amelio lanciamo l’iniziativa Parole in Cammino: raccontare Borsellino,una campagna nazionale di narrazione e memoria che coinvolga scuole, biblioteche e centri culturali in tutta Italia.
L’iniziativa del CNDDU invita studenti e cittadini a partecipare attivamente raccontando, attraverso scritti, video, podcast o performance artistiche, cosa significhi per loro la lotta alla mafia e il sacrificio di Paolo Borsellino e della sua scorta. I contributi saranno raccolti nello spazio digitale dedicato alle scuole; archivio vivo di testimonianze e riflessioni, accessibile a tutti e continuamente aggiornato.
Parallelamente, continueremo a organizzare incontri con magistrati, testimoni e familiari delle vittime per approfondire le vicende storiche e promuovere un dialogo aperto e partecipativo. L’obiettivo è trasformare la memoria in un ponte tra passato e presente, stimolando un impegno concreto e quotidiano nella costruzione di una società più giusta e libera nella quale “i giovani, la mia speranza” possano svolgere un ruolo da protagonisti attivi e responsabili portando avanti nel tempo gli insegnamenti di Paolo Borsellino. #ParoleInCammino:RaccontareBorsellino
prof.ssa Rosella Manco
Segreteria Nazionale CNDDU