IL DOSSIER “MAFIA-APPALTI” / PERCHE’ E’ STATA INSABBIATA QUESTA PISTA? E DELLE STRAGI FALCONE E BORSELLINO COSA CI HANNO NASCOSTO ?
Capire, e soprattutto conoscere , l ‘inchiesta “mafia e appalti” è davvero cruciale per poter trovare il bandolo della matassa che conduce al potere antimafia scuro che ha depistato e portato tanto fumo negli occhi della gente. Strane coincidenze e magistrati molto distratti fanno riflettere su quanto è stato fatto per distruggere davvero la mafia e i loro subdoli alleati. I Messina Denaro conoscevano bene il mondo degli appalti. Erano stretti amici di Angelo Siino
Già da diversi anni si conoscono alcune piste seguite da alcuni Pm coraggiosi e veramente liberi. Peccato che la stampa “collegata” al sistema delle toghe ha nascosto tante notizie
Già nel mese di agosto del 2022 la Procura di Caltanissetta mise le mani sulle strane distrazioni avvenute alla Procura di Palermo.
Angelo Siino e Giuseppe Li Pera dissero tante cose su mafia e appalti. Molte notizie furono trascurate. Siino era il” Ministro dei Lavori Pubblici “di Cosa nostra. Un pezzo grosso che sostenne tanti affari della Saiseb, azienda che fece le fognature a Marinella di Selinunte sotto gli occhi dei Messina Denaro e che ha ottenuto dal comune un risarcimento milionario per un contezioso
Eccoci al clou:
“Il contenuto di quelle due indagini era finito sul tavolo dell’allora procuratore aggiunto di Palermo Giovanni Falcone. In quei rapporti spiccavano nomi di mafiosi del calibro di Angelo Siino, indicato come ‘il proconsole di Totò Riina’, l’uomo di Cosa nostra nel settore degli appalti, nonché quelli di aziende di importanza nazionale, come la Rizzani De Eccher, la Saiseb e, appunto, la Fondedile.
Capo zona per la Rizzani De Eccher era quel geometra Giuseppe Li Pera che diventerà un collaboratore di giustizia in grado di mettere in serie difficoltà la procura di Palermo. Capo zona per la Sicilia della Fondedile era invece Gaspare Di Caro Scorsone, già denunciato per associazione a delinquere di stampo mafioso per gli appalti dell’autostrada Mussomeli-Caltanissetta”.
Rammenta Imposimato su quel bollente dossier del ROS: “Un dossier scottante sul quale il capitano Giuseppe De Donno, uomo fidato del colonnello Mario Mori, aveva lavorato con entusiasmo. Non nascondo che nel rigirami tra le mani quel rapporto provai anche un senso di timore e di preoccupazione. Che cosa stavo facendo? I coperchi di quali misteriose pentole stavo sollevando?”.
Un vero thriller, di Imposimato e Provvisionato. “Nell’ottobre dell’anno successivo, la procura di Catania invia a quella di Palermo un fascicolo di indagini preliminari, scaturite dalle confessioni di Giuseppe Li Pera, che ha deciso di vuotare il sacco. La stranezza sta nel fatto che, non fidandosi – a suo dire – dei magistrati palermitani, Li Pera da cinque mesi sta parlando con lo stesso ufficiale dei carabinieri autore del rapporto ‘Mafia e Appalti’, il capitano De Donno, e con un sostituto procuratore di Catania, Felice Lima. Oltre a svelare il meccanismo degli appalti truccati, che coinvolgevano politici e mafiosi, Li Pera ha fatto anche il nome di cinque magistrati del capoluogo siciliano, che avrebbero avuto riunioni con gli avvocati difensori dei suoi coimputati, prima ancora degli arresti, e ai quali sarebbe stato consegnato da uno di loro una copia del rapporto dei ROS, per concordare una linea processuale. Lima invierà la parte delle dichiarazioni di Li Pera, contenente le accuse ai magistrati di Palermo, alla Procura di Caltanissetta, competente ad occuparsi dei reati commessi dai magistrati in servizio nel capoluogo”.
Prosegue il racconto mozzafiato: “Le confessioni di Li Pera sono esplosive. Andavano debitamente verificate ma qualcuno non volle. Tutto si doveva fermare: il geometra ricostruisce il sistema degli appalti in Sicilia e rivolge accuse ai magistrati, chiamati in causa con nomi e cognomi. Essi sono: il procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco, oltre a quattro suoi sostituti: Guido Lo Forte, considerato vicinissimo al procuratore; Roberto Scarpinato, ritenuto un magistrato al di sopra di ogni sospetto e molto amico di Falcone; Giuseppe Pignatone e Ignazio De Francisci, entrambi da anni alla procura di Palermo. Le confessioni di Li Pera sono del maggio ’92, ma vengono rese note nell’ottobre. Il 23 dicembre il sostituto procuratore di Catania Felice Lima viene trasferito, su sua richiesta, al tribunale civile della stessa città. Un procedimento per incompatibilità era stato avviato dal CSM”.
AL CUORE DELLA STORY
“Il dato singolare è che nel 1995 Imposimato, occupandosi di ben altre vicende, torni ad inciampare in alcune di quelle stesse società oggetto delle attenzioni – secondo Li Pera – della magistratura di Palermo. Ed è anche singolare che sulla sua scrivania finisca un rapporto – quello dello SCO – che trattando dell’oggi, riguardi ancora fatti di ieri. In sostanza, si afferma che nell’Alta velocità ci sono anche società, come la Calcestruzzi, accusate di essere controllate da Cosa nostra. Come se dopo indagini, rapporti, inchieste e processi nulla fosse cambiato. E il sistema degli appalti si fosse bellamente spostato dalla Sicilia verso nord, in Campania e in altre regioni”.
La conclusione è da brividi. “Un’altra cosa curiosa è che quell’inchiesta contro i magistrati di Palermo, già archiviata da Caltanissetta, riemerga nel 1997. E questa volta ad opera dello stesso capitano De Donno, autore del primo rapporto su ‘Mafia e appalti’. A fare da sfondo a questa improvvisa resurrezione di un’inchiesta mai conclusa, c’è una guerra senza esclusione di colpi tra la Procura di Palermo e il Ros dei carabinieri. Ma c’è anche un possibile scenario che vedrebbe in primo piano proprio il mai del tutto sconfitto sistema degli appalti, nel quale sarebbe maturata almeno una delle stragi che insanguinarono il 1992: quella in cui morì, 57 giorni dopo Giovanni Falcone, Paolo Borsellino – assassinato assieme a cinque uomini della scorta – quasi ossessionato nei giorni immediatamente precedenti la sua tragica fine, proprio da quel dossier, il dossier ‘Mafia-appalti’”.
Riusciranno stavolta, ad oltre 30 anni esatti da quelle stragi, i magistrati di Caltanissetta a far luce sul motivo per il quale venne totalmente insabbiato – con un abilissimo depistaggio istituzionale – quel bollente dossier?
Per arrivare, finalmente, a scoprire i mandanti ‘eccellenti’, rimasti tranquillamente, in questi anni, ‘a volto coperto’?
Silenzio sul geometra Li Pera, delle (finora) vane denunce dei familiari e legali di Borsellino; e di altre inchieste della magistratura ‘Mafia-Camorra-Appalti’ (su cui la Voce dettagliati reportage) regolarmente finite, guarda caso, in flop. Affinchè lorsignori potessero continuare – indisturbati – a gestire i flussi arcimiliardari prima e arcimilionari poi dei lavori pubblici.
Fonte: progetto San Francesco blog. Documenti
Ass. Verità e Giustizia
( sempre più difficile credere che un giorno sapremo la verità sulle stragi)