
Direttiva case green: onere per lo stato che si rivarrà sui proprietari degli immobili.
Rubrica Casa Città Società su QN IL GIORNO del 15 marzo 2024
di Achille Colombo Clerici
Con l’approvazione della Direttiva Case green Epbd del 12 marzo, i poteri finanziari che stanno alle spalle degli ambientalisti e dei fautori della politica green europei hanno raggiunto il loro obiettivo.
Quella che, dopo gli accordi del 7 dicembre scorso, sembrava un ridimensionamento della logica green, potrebbe ridursi ad un semplice spostamento, non alla soluzione, del problema.
In effetti l’onere dell’achievement, net emissions zero 2050, non ricade più direttamente sui proprietari degli immobili, ma viene accollato ai singoli stati.
Il testo della Direttiva presenta un insieme di norme e regole non immediatamente precettive (cioè contemplanti sanzioni dirette) nei confronti dei cittadini possessori degli immobili interessati. Per i proprietari immobiliari sicuramente un sollievo, perché l’impostazione normativa li libera direttamente dall’assurdo e insensato onere connesso all’assoggettamento diretto alle norme unionali, ma comunque siamo di fronte sempre ad un onere che ricade sulle spalle degli stati.
La sua storia risale almeno a 20 anni fa, ed ha le sue antiche radici culturali. Il protocollo di Kyoto (trattato del 1997- iniziativa che parte dall’ONU- ratificato dall’Italia nel 2002) prevedeva l’impegno degli stati alla riduzione delle emissioni carboniche (c.d. gas a effetto serra) nella atmosfera attraverso misure nazionali, ma in difetto, ammetteva che gli stessi potessero supplire con “meccanismi flessibili”, basati sul mercato. La chiave di lettura è: ogni difetto comporta un costo, prima per gli stati e poi in via di ricaduta, per i cittadini. Insomma, chi non si adegua di fatto, monetizza.
C’è da temere che alla finanza internazionale, in ultima analisi, interessi porre le condizioni (oneri e sanzioni) per creare posizioni debitorie, degli stati e quindi dei loro cittadini, sulle quali innestare un mercato di titoli
Un modo di assicurare un prelievo aggiuntivo di risorse a carico degli stati non in grado di stare al passo. A loro il compito di rivalersi poi sui cittadini possessori di immobili non in regola penalizzandoli per il loro inadempimento.
Non vorremmo che nella stessa logica si ponesse anche la normativa approvata dall’Europarlamento in data 28 febbraio scorso, in tema di ripristino della natura, che fissa l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell`Ue entro i1 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.
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