Così titolava a novembre del 2022 il “Fatto Quotidiano” :“Messina Denaro aveva un palazzo a Venezia: oggi è malato e pronto a farsi arrestare”
L’articolo è ispirato dalle dichiarazioni di Salvatore Baiardo, oggi sotto accusa ,da parte dei Pm di Firenze che ne hanno chiesto pure l’arresto. E’ evidente che anche il “Fatto” sentiva già puzza d’arresto . E tutto questo rumore fa parte di una strategia?
Quando parli della latitanza di Matteo Messina Denaro non sai mai dove vai a parare. Neanche i più “abili” giornalisti dell’antimafia integralista e di sinistra ci hanno preso. Spesso, parlare di verità sul boss porta alla galera.
Minchiate ne sono state pubblicate a go go. Ogni Pm carrierista , ispirava vari amici giornalisti. Ci riferiamo ai portavoce ,non tanto occulti ,di procure e investigatori vari. Tutto questo fracasso a cosa è servito? Sa più di competizione tra chi doveva prendere il boss che di vera sostanza investigativa. Già a novembre del 2022,Massimo Giletti aveva sparacchiato la notizia dell’imminente arresto. Insomma, in certi ambienti girava la voce che Matteo Messina Denaro era gravemente malato ed era pronto a concedersi alle patrie galere. Una vicenda che puzza molto di trattativa. Come è possibile che, il latitante più ricercato d’Italia, girava tranquillamente per la Sicilia senza temer nulla? Come è possibile che gli inquirenti non abbiano messo sotto intercettazione i medici che lo curavano? Ormai è chiaro: gli inquirenti sapevano della malattia e da tempo. La cura del cancro , in Sicilia, ha dei protocolli specifici. Non ci sono molte alternative. Eppure, Matteo il diavolo, non veniva preso alimentando il mercato dell’antimafia dei libri farlocchi e delle piste che non portavano a nulla. Messina Denaro latitante conveniva più all’antimafia che alla stessa mafia. In nome del boss i GIP firmavano tutto. Anche carte piene di inesattezze. Purtroppo, molte verità non le sapremo mai e molti furbi che hanno aiutato il boss a star bene non verranno mai toccati. La prova? Subito detto. Come è possibile che, nonostante sequestri e arresti a palate il padrino avesse soldi, femmine, orologi di lusso e libertà senza confine? E’ evidente che qualche cazzata è stata commessa oppure, qualcuno preferiva che continuasse a rimane latitante per agire come l’inquisizione spagnola. Basta un sospetto e una intercettazione alla viva il parroco e finivi sotto inchiesta. Ancora a Castelvetrano aspettano di sapere chi fossero gli infiltrati dentro il comune. Eppure, il collaboratore Cimarosa , lo aveva sottolineato questo aspetto. Secondo quanto riportato nei verbali ,i Messina Denaro avevano collegamenti dentro la casa comunale e in altri ambiti. Ad oggi, nessuno è indagato per mafia. Strano. Anche questo aspetto , fiacca di molto la credibilità di alcune indagini. I PM hanno indagato sulle aziende e non hanno mai aperto un fascicolo sui funzionari che rilasciavano licenze e autorizzazioni. Neanche ceri giornalisti dell’antimafia integerrima hanno mai toccato la burocrazia comunale. Amicizie? Parenti? Forse è meglio turarsi il naso? Eppure, affari con il comune aziende in odor di mafia ne hanno fatte eccome. Come al solito, certi Pm soffrono di strabismo.
Ass. Verità e Giustizia