
di Achille Colombo Clerici
Tra le potenze economiche d’Europa – Germania, Regno Unito, Francia – l’Italia si pone al primo posto per quanto riguarda il numero delle famiglie che abitano la casa a titolo di proprietà o a titoli assimilati, con l’81%. In Germania tale dato è del 49,1%, in Francia del 64,7%, nel Regno Unito del 65,2%.
Non è un primato di cui andare fieri se consideriamo che il concetto di casa di proprietà è ancestrale, superato. La modernità e il progresso sono rappresentati dalle locazioni che costituiscono un grande volano per l’economia, oltre che un fattore di mobilità abitativa a tutti i fini: di studio, di lavoro e familiari, in generale. La prova. La quota delle case abitate dai proprietari è generalmente maggiore nei Paesi meno avanzati, nell’Europa orientale, piuttosto che nell’Europa occidentale. Per citare, in Kosovo il tasso di proprietà è del 97,8%, in Albania del 96,3% in Romania del 95,3%, in Slovacchia del 92,3%, in Polonia dell’86,8%. Eccetera.
Sono numerosi i fattori che limitano la diffusione delle locazioni. Se per l’Italia si tratta prevalentemente di una scelta politica, in altri Paesi influiscono fattori come la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili, la prevalenza dell’edilizia sociale e la struttura demografica, in rapporto all’attività lavorativa della popolazione.
In Italia, a mantenere lo stato di emergenza abitativa soprattutto nelle grandi città concorrono anche cause remote.
Si è verificato, in tutti questi anni un calo progressivo dell’offerta abitativa in locazione privata e pubblica. Il settore privato (parlo di quello che risponde alla logica dell’investimento familiare) è stato disincentivato dal mantenere immobili in locazione abitativa. Sicché, non solo non si è avuto alcun nuovo investimento, ma neppure il mantenimento di quelli in essere.
Nei decenni c’è stato un continuo processo di dismissione (ricordiamo i frazionamenti immobiliari che a Milano ha interessato 5.000 stabili in 40 anni). Era una ricchezza funzionale della nostra città. Milano è passata, grosso modo, dal 60% circa degli immobili in locazione degli anni ’60, all’attuale poco più del 30% (In Italia siamo scesi, nello stesso periodo, dal 40% al 19%). L’edilizia pubblica, sull’altro versante, è calata dal 4% di circa 20 anni fa all’attuale 3,8%, a causa di una sostanziale disfunzione del settore.
E’ necessaria una totale inversione di rotta attuando una forte politica di favore e di incentivazione verso l’offerta privata in locazione, che non dev’esser chiamata al compito in via di supplenza, ma in via principale.