C. SPALLINO (AZIONE): IL PRESIDENTE MUSUMECI SI OCCUPI DI AMMINISTRARE LA REGIONE PIÙ CHE FARE CAMPAGNA ELETTORALE AL SUO NUOVO PARTITO. CHE FINE HA FATTO LO SLOGAN “DIVENTERÀ BELLISSIMA”?
Da Presidente civico a portavoce del partito di Giorgia Meloni è stato un attimo. Neanche il tempo di una legislatura. E nel frattempo della Sicilia chi se ne occupa? Ormai è sotto gli occhi di tutti, cari amici siciliani. La Sicilia non è diventata politicamente bellissima. Eppure, questo slogan portava con sé una pesante eredità nel ricordo del compianto Paolo Borsellino, il quale disse “un giorno questa terra sarà bellissima”. E proprio da questa frase sembrò prendere piede quel movimento regionale del quale il Presidente Musumeci, oggi, non sembra più parlare. Cosa ne è rimasto di quella bellezza tanto decantata e oggi non visibile agli occhi dei siciliani? Oggi, il nostro Presidente della Regione sembra non voler rinunciare a una riconferma che egli stesso aveva annunciato di non richiedere, avviando una campagna elettorale perpetua, a dire il vero mai conclusasi nel concreto. Quello stesso Presidente che due anni fa annunciava che un Governatore regionale non doveva farsi coinvolgere dalle dinamiche politiche locali e che fino a pochi giorni fa inneggiava a votare a Palermo “in particolare candidati del partito di Fratelli d’Italia”. In altre parole, siamo di fronte al contrario di tutto che rinnega sé stesso. Un controsenso nel controsenso. A quanto pare, l’unico problema che oggi sembra avere le Sicilia è “l’election day” come se i siciliani vivessero in una condizione rosea nella loro regione. Basta guardare a questi atteggiamenti per capire il perché la gente non vuole più andare a votare. E ad aggiungere beffa al danno è lo spettro di un’elezione anticipata sostenuta e, sotto certi aspetti, costantemente perpetrata dallo stesso partito da cui sembra dipendere il nostro Presidente della Regione. E qui vi chiedo, ma può un Governatore di una Regione visibilmente in crisi che bene non ha fatto; che non riesce ad avere una maggioranza unita; che non riesce a tenere i reparti degli ospedali aperti; che non riesce a rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea; aver trovato il tempo per schierarsi pubblicamente contro l’italiano più autorevole a livello internazionale e oggi puntare al voto anticipato? È stata forse colpa di Draghi se non siamo riusciti a far approvare i progetti o se non siamo riusciti a spendere i fondi? È stata colpa di Draghi se la sanità in Sicilia non ha funzionato? Vogliamo magari far passare il messaggio che sarà proprio Giorgia Meloni a sistemare tutto, come se la stessa sia una figura nuova nel governo di questo Paese?
Certo, la convenienza per il nostro Presidente parrebbe esserci, adesso si può alzare il prezzo, invece di fare 30 si può fare 31 (no, non i 31 progetti presentati dall’assessorato dell’Agricoltura e bocciati, tutto chiaramente a svantaggio delle nostre province per un ammontare negativo intorno ai 383 milioni). Gli interessi dei siciliani sembrano non contare più nulla al cospetto degli interessi di partito. Il popolo siciliano, che da sempre è popolare e non sovranista, europeista e non scissionista, costruttore e non distruttore, le chiede di farsi definitivamente da parte se ha ambizioni nazionali o, viceversa, o di amministrare senza spendere il suo tempo a parteggiare per l’uno o l’altro partito. Avremmo tanti di quei problemi da risolvere che non basterebbero le notti insieme ai giorni. Piuttosto che acclamare le elezioni pensi ai 5,9 miliardi assegnati all’isola e che rischiano di non essere spesi a causa del caro materiali, per il quale si rischia il non completamento delle opere. Pensi all’inflazione vicina al 9%. Pensi al caro energia e al rischio del blocco del gas con tutto quello che comporterà. Pensi alle aziende che stanno iniziando a limitare la produzione o a quelle aziende che hanno registrato aumenti del 30% senza poterli scaricare sul mercato, cui conseguenza potrebbe essere la cassa integrazione dei loro dipendenti. Insomma, sarebbe bastato pesare, sarebbe bastato riflettere sul fatto che una crisi politica non avrebbe fatto altro che aggravare questa situazione. Ma lei, chiaramente, è stato troppo impegnato con le sue ambizioni politiche per comprenderlo.