di Achille Colombo Clerici
Il recente disastro di Ravanusa ripropone l’urgenza di un ripensamento radicale della modalità di utilizzo del metano, gas ad alto potere calorifico (cinque volte quello dell’antico gas di città) che entra nelle nostre case e che ‘mina’ le nostre città con una capillare rete di tubazioni talvolta non adeguatamente controllate.
Gli incidenti si succedono incessantemente, con terribili esplosioni in tutta Italia, al ritmo di un bollettino di guerra, per incuria, tentativi di suicidio, atti vandalici e ritorsivi.
Secondo la serie storica degli anni 2012-2019, elaborata dal CIG-Comitato Italiano Gas, sono stati causati dal gas canalizzato (metano) 120 morti e 2.477 feriti con danni economici non calcolabili. Vanno aggiunti i cosiddetti ‘atti volontari’ (suicidi, vandalismi) con un bilancio di 96 morti e 1.140 feriti: in tutto, 226 morti e 3.617 feriti. Nel 2019, con 16 morti e 157 feriti, è stato battuto ogni record degli anni censiti per entrambe le categorie: in pratica, in Italia ogni 3 giorni si registrano 2 incidenti causati dal metano.
Se non si cambia, gli incidenti continueranno a verificarsi. Qualcuno si appella alla tecnologia per eliminare i rischi del metano. Dimentica l’obsolescenza ed il degrado degli impianti conseguenti al passar del tempo e la fallibilità dell’azione umana con la quale bisogna sempre far i conti.
Dal 1994, anno del disastro di viale Monza a Milano, Assoedilizia non cessa di denunciare la pericolosità di questa situazione: all’inizio siamo stati anche accusati di sciacallaggio, salvo poi chiederci scusa. Certo è che oggi nessuno presta orecchio a quanto andiamo dicendo su questo problema. Non c’è l’interessamento di un politico, non dei media. E’mai possibile? Siamo interpellati e ascoltati su tutto, ma in questo campo per nulla. In tanti anni.
Il popolo italiano, con l’opzione referendaria antinucleare del 1987, aveva scelto una via che comportava un uso sempre più massivo del metano all’interno delle città: decine e decine di milioni di punti di consumo, caldaie, caldaiette, scaldabagni, fornelli delle cucine. Inquinando dove l’energia è consumata e non dove questa è prodotta, cioè in aperta campagna, e dove peraltro lo smaltimento dell’inquinamento sarebbe più agevole. La proposta Assoedilizia è invece: energia elettrica per l’uso domestico, dentro le città ed i centri abitati.
Oggi assistiamo ad una riflessione intorno a questo stato di cose, anche sul piano scientifico, alla luce delle possibilità offerte dall’evoluzione del nucleare attraverso micro impianti sicuri.
Quanto all’U.E. sarebbe bene che si occupasse di più di case sicure, oltre ad occuparsi di case green.