Quando Salvini in pieno agosto, mise il piede nella trappola che era convinto di avere teso per Conte, Di Maio e tutti gli altri possibili ed impossibili amici ed avversari, sentii più d’uno dei tantissimi ottimisti scacciapensieri dire: “ma…avremo questi altri, faranno fesserie, litigheranno qualche volta tra loro, ma, avranno più esperienza, almeno per questo le cose andranno un po’ meglio”.
Più esperienza? Certo. Ma l’esperienza non è di per sé una virtù ed una buona qualità o un mezzo per averla. Un ladro “esperto”, un imbroglione di lungo corso non sono preferibili ai pivelli del furto e della frode.
La mancanza di esperienza ha portato il Conte n. 1 a compiere cazzate originali, a farsi prendere in castagna anche, per così dire, quando poteva proprio farne a meno, a litigare sconciamente tra le due fazioni, che sembrava volessero tenerlo in piedi solo per litigare (ed in effetti Salvini lo teneva in piedi pur litigando, per alleggerire dei consensi popolari i 5 Stelle).
Ma se il Conte n. 1 passerà alla storia (?!?!) come il governo della rissa, il Conte bis ne oscurerà la fama e sarà ricordato come il governo di una guerra civile che c’è da sperare solo non diventi cruenta.
Abbiamo visto che il Conte bis è partito col piede giusto: ponendosi subito la questione dei mezzi, del denaro, della “copertura finanziaria” di quanto si abbia da fare.
Bene, benissimo. Ma la guerra civile è scoppiata sull’interrogativo: in quali tasche metteranno le mani per tirarne fuori il conquibus?
Apriti cielo! Malgrado la sottomissione dei c.d. Democratici, che sanno di battersi, cioè di farsi battere per la sopravvivenza che sembrava proprio tramontare, se non litigano proprio altro che non agli ordini di Zingaretti (cioè, litigano poco) si è consumata addirittura una secessione di una costola del Partito Democratico che subito si è capito che a votare il governo con i 5 Stelle ci stava perché offriva una storica occasione di litigare. Litigare “alla Renzi”, ma con una strategia (se così può definirsi) quella di gestire una rissa “alla Salvini”.
Non hanno ancora provato a far funzionare il Conte bis, che le liti occupano regolarmente le prime pagine dei giornali. Litigano su tutto, anche sul modo di litigare. Questo stanno facendo. Renzi e Di Maio. Di Maio, come i confessori di una volta, si è posto la questione “Quante volte?”.
Si fanno, dice, troppo spesso “dichiarazioni”, come dire: si litiga troppo spesso. Adelante Pedro, con juicio! Diceva il Governatore di Milano al cocchiere. Il giudizio invocato, guarda un po’, nientemeno che da Di Maio è quello del non eccedere in frequenza.
Ma con un governo simile solo questa può essere la “moderazione”. Litigare con juicio “giudiziosamente” limitando il numero delle liti, delle risse. Così il governo avrebbe meno occasioni di rimetterci le penne. E potrebbe continuare a spennarci un po’ più a lungo.
Evviva!!!
Mauro Mellini
07.10.2019