“Inseriamo i contenuti di quello che all’università è Diritto Pubblico in ogni scuola di ordine e grado, modellando la forma fin dalle elementari, e allora sì che il voto a 16 anni potrà avere senso anche per l’elezione del Parlamento nazionale”. Così Arianna Furi, leader dei Millennials, la più giovane componente della Direzione nazionale PD fino al passaggio in Italia Viva, entra nel dibattito aperto dall’ex Presidente del Consiglio Enrico Letta sull’abbassamento dell’età necessaria per la partecipazione alle elezioni a 16 anni.
“Sarà l’effetto Greta Thunberg che ha visto in questi ultimi mesi folle e folle di 16enni scendere in piazza per protestare contro il surriscaldamento climatico – ha aggiunto Furi – Sarà la ricerca di una nuova fetta di elettorato. Sarà l’aver compreso che nel mondo globalizzato in cui viviamo si cresce molto più in fretta di quando è stata scritta la Costituzione. Ma basta solo questo per coinvolgere un pezzo di generazione mai considerata prima, in una scelta così importante?”
Arianna Furi racconta come lei stessa aveva 14 anni quando ha partecipato alla sua prima manifestazione politica. “Ma può un 16enne essere pronto a manifestare con coscienza il proprio voto? – si chiede la giovane leader dei Millennials, oggi 21enne – Oggi è difficile trovare un ragazzo neo maturato in grado di spiegarci (o meglio di spiegare a se stesso) la struttura del nostro Parlamento, del Governo e di tutti i suoi radicamenti. E non di certo per colpa sua. Ma perché nessuno gliel’ha spiegato”.
Intervistato a Otto e mezzo da Lilli Gruber, Matteo Renzi ha aperto al voto ai 16enni per le elezioni amministrative. “È un primo passo che mi trova concorde – commenta Furi – Un passo che deve però essere affiancato da un reale potenziamento dell’insegnamento di cosa sia e cosa dica la Costituzione”.