RozdIlovI è un progetto ucraino dedicato all’interazione tra letteratura (Serhiy Zhadan), musica (Alexey Vorsoba, Tomasz Sikora) e immagine visiva (Olia Mykhailiuk, Sergey Glow) volto a raccontare in quale maniera i versi poetici scritti acquisiscono valore visivo, come il loro suono possa intrecciarsi con un brano musicale e quali sfumature producono le lingue nella traduzione.
Giovedì 26 settembre alle 19:00 al Caffè Letterario di Roma (Via Ostiense, 95) si terrà un incontro sul progetto RozdIILovI cui partecipano alcuni fra i fondatori del progetto: il regista ed autore visivo Olia Mykhailiuk, lo scrittore Serhiy Zhadan e il traduttore italiano Lorenzo Pompeo. L’incontro verte sulle complessità del nuovo metodo di traduzione #rozdIlovI: quale ruolo svolgono le pause, la musica e le immagini visive, quali le capacità interattive del sito, l’atteggiamento verso le moderne tecnologie, la presenza e (in)dipendenza nei social network.
Un lavoro intenso in versione digitale da approcciare in particolare sul sito “rozdilovi.org” (anche in inglese). I fondatori lo chiamano anti-sito poiché a causa dell’accelerazione, dell’espansione e della semplificazione generali, questo spazio virtuale rimane fuori tempo, e richiede attenzione, immersione e interazione. Il progetto è stato realizzato dall’agenzia ArtPole con il sostegno del Fondo culturale ucraino.
L’appuntamento culturale romano, promosso dall’Ambasciata Ucraina in Italia, ospita ed è occasione di incontro con lo scrittore ucraino Serhiv Zhadan, portavoce di una generazione che, nonostante la lentezza dei cambiamenti nel proprio paese, guarda ancora fiduciosa all’Europa ed è orgogliosa della propria “ucrainità”, Zhadan è originario di Starobilsk, cittadina nella regione orientale di Luhansk, a dieci chilometri dal confine russo, però Zhadan scrive rigorosamente in ucraino e parla di preferenza questa lingua. A chi gli fa notare che nell’Ucraina dell’Est tutti si esprimono in russo, lui replica con pacatezza che questo è uno stereotipo e che la sua famiglia ha sempre preferito l’idioma nazionale a quello dei soviet.
Nonostante la sua fama abbia da tempo varcato i confini della sua Kharkiv, dove risiede da più di 20 anni e dove all’epoca della Rivoluzione Arancione organizzò le manifestazioni di piazza, Serhyi si può tranquillamente confondere con uno dei tanti studenti universitari che, seduti sulle panchine dei giardini Shevchenko, addentano fumanti pirozhki tra una lezione e l’altra.
Prima di Mesopotamia, di Zhadan è stato pubblicato in italiano Depeche Mode e, nel 2016, La strada del Donbas. Gli scenari di periferia, funzionali all’economia narrativa di questo libro che ritrae sogni, speranze, illusioni e disillusioni della gioventù di Kharkiv all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, rimandano, in un inevitabile gioco di intertestualità, proprio alla Kharkov khruscioviana descritta da Limonov in Podrostok Savenko. Ma sarebbe fuorviante considerare Zhadan un epigono dello scrittore russo. Serhiy infatti non è solo un brillante romanziere, ma anche un raffinato poeta capace di fondere nei suoi versi tradizione e modernità. Kerouac e Skovoroda, Semenko e Ginsberg.
Per Zhadan, sono sue parole, non esiste una distinzione netta tra prosa e poesia, perché fanno entrambe parte di uno stesso universo. Sarà per questo motivo che il ragazzo di Starobilsk, sempre alla ricerca di nuove forme espressive, si è cimentato con successo anche nella scrittura di sceneggiature per il cinema e, in omaggio ai suoi amati Depeche Mode, nella stesura di testi di musica rock per la band “Sobaky v Kosmosi”.
Appuntamento da non perdere nell’ambito della letteratura europea e delle rivoluzioni tecnologiche che modificano il vissuto e la percezione delle parole, trasformate, tramite il progetto RozdIILovI anche in immagini e suoni