“Non ci scappi pure il Tribunale dei brevetti” Articolo di Achille Colombo Clerici

di Achille Colombo Clerici

 

 

              Dopo la beffa di EMA-Agenzia europea del farmaco – la cui sede è stata sottratta alla superfavorita Milano e assegnata ad Amsterdam grazie ad un sistema decisionale che si basa sugli interessi confliggenti dei diversi stati – Milano e l’Italia, dopo tutto il lavoro preparatorio profuso in questi anni, non possono permettersi di farsi sfuggire l’assegnazione di un altro importante organismo europeo, una delle tre sedi del Tribunale Unificato dei Brevetti.   Lo sostengo da sempre, insieme ad altri; e proprio in questi giorni è giunto l’importante impegno in tal senso del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

 

Il Tribunale Unificato dei Brevetti  è una nuova corte internazionale con giurisdizione sui brevetti unitari e sui brevetti europei. In particolare, dinanzi al Tribunale unificato dei brevetti è possibile promuovere i seguenti procedimenti: azioni contro violazioni commesse o minacciate; domande riconvenzionali di nullità; azioni di nullità; azioni di risarcimento; richieste di misure e ingiunzioni provvisorie e cautelari.

Il sistema brevettuale è l’ossatura immateriale che regge lo sviluppo tecnologico, promuovendolo e incentivandolo, di ogni Paese moderno.  Rende appetibile e proficua la ricerca scientifica, richiama investimenti, stimola l’invenzione di soluzioni di novità. La cultura e la pratica brevettuale hanno una importanza fondamentale nei sistemi economicamente e tecnologicamente più avanzati. E una parte essenziale del sistema brevettuale è ovviamente costituita dalla gestione delle controversie, e dunque dall’apparato giurisdizionale che lo governa. L’esigenza è quella di un brevetto europeo che viga direttamente in tutti gli Stati membri e di un giudice “centrale” che se ne occupi.

Era stato deciso che il Tribunale dovesse avere tre sedi, ciascuna con specifiche funzioni: a Parigi, a Monaco di Baviera, a Londra, città rappresentanti i tre Paesi con il maggior numero di brevetti. Quarta era l’Italia: ma, con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, l’Italia è prima nella lista. Non è questione negoziabile e il nuovo governo deve farlo intendere all’Unione Europea. Evitando che il nostro Paese rimanga una provincia del mondo brevettuale e della concorrenza, anziché diventarne una capitale, come gli spetterebbe di diritto.

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