È la via del cemento è stata per decenni la “minna” da cui sucare quantità di denaro senza controllo
Tutti i lavori pubblici e privati, da quanto emerge dalle indagini e dalle sentenze, erano sotto il controllo di potenti famiglia mafiose del belice. La spartizione, secondo quanto raccontato da Giuseppe Grigoli, almeno fino al 2006 veniva decisa da Matteo Messina Denaro, per il tramite di Filippo Guttdauro. Dopo le guerre di mafia degli anni 70/80 e 90. Messina Denaro, secondo la ricostruzione dei pentiti crea un nuovo ordine economico nel territorio a cui tutti devono sotto stare, istituzioni comprese. I grandi lavori pubblici gestiti da Angelo Siino che a Castelvetrano era di casa, avevano un certo regolamento. I privati piccoli potevano scegliere tra i vari componenti del cartello tra i Cascio i Clemente e altri imprenditori di Borgetto e Mazara del Vallo. Con il cemento si fanno guadagni elevatissimi. La Saiseb, l’ospedale di Castelvetrano, di Salemi, La ricostruzione del Belice,lavori stradali e fognari. Non scappava nulla. Un sistema quasi perfetto che per decenni ha fatto arricchire diversi imprenditori, distribuiva tangenti a politici e burocrati e assicurava lavoro. Tutto sotto gli occhi di Polizia e Carabinieri
Occorre attendere il 2010 per leggere del sequestro dei beni alla famiglia Cascio titolari della Calcestrucci Belice che, verosimilmente aveva creato una sorta di filera cementizia con vari addentellati. E qui sta la prima sorpresa: la famiglia Clemente aveva già negli anni 70 una società di cemento a Montevago. Già, nella patria dei Cascio. Va da se che, ipotizzare una concorrenza in casa del “leone” è da fessi.
Società “CALCESTRUZZI CLEMENTE Srl” (C.F. 00129480810), con sede in Montevago (AG), Contrada Cicchitello, avente per per oggetto “la produzione di calcestruzzo e manufatti in cemento ecc.”. La società, costituita il 14.11.1973, ha un Capitale Sociale, alla data del 28.06.2004, di euro 103.291,00
Il piacere della sorpresa nel ricercare dati sta nel fatto che, la società dei Clemente, verosimilmente istituita dal padre di Nicolò , arrestato la scorsa settimana venne sequestrata nel 2010 nel maxi sequestro di 550 milioni di Euro applicato alla famiglia Cascio.
La vicenda delle vie del cemento mafioso non finisce qui
In quel mega sequestro, finisce un’altra società legata al cemento. E’ l’ATLAS di Mazara del Vallo e chi spunta in questa società oltre ai Cascio? Gianfranco Becchina, il famoso mercante d’arte a cui l’anno scorso la Dia ha sequestrato il patrimonio.Il Tribunale di Agrigento che, al termine del procedimento di prevenzione celebratosi a carico del noto imprenditore mafioso Rosario Cascio, con decreto del 21 giugno 2011 aveva disposto, tra l’altro, la confisca della ATLAS Cementi S.r.l., società costituita nel 1987 proprio da Becchina e della quale Cascio era entrato a far parte nel 1991.
Come è possibile notare, il cemento era un mercato molto ambito e tutti ci mettevano le mani con il permesso di Ciccio e Matteo Messina Denaro. Non poteva esistere il ” libero mercato” . Il pizzo che tradizionalmente si pagava con il denaro in altre province a Castelvetrano e in altri comuni si pagava con l’ acquisto di beni e con l’ ingresso nelle societa’ di persone gradite alla cosca. Quindi, tradotto in termini semplici, per anni lo Stato dava la caccia ai mafiosi e allo stesso tempo ne alimentava le casse attraverso la gestione dei lavori pubblici miliardari. Gare truccate, aziende compiacenti e aziende che avevano certificazioni speciali non potevano mai sfuggire al sistema.
Movimento Terra, Cemento, ferro, materiali edili, manodopera, tecnici e progettisti dovevano far parte del sistema, altrimenti niente lavori.
A Castelvetrano , le ditte e i tecnici che hanno sempre avuto le mani in pasta si conoscono. Ci sono progettisti che per anni hanno firmato lavori pubblici e privati con soldi pubblici per centinaia di milioni. Tutto regolare? O vi era il controllo anche su questo? Il metodo cemento si usava per altre scelte? Grigolisu questo non di e’ pronunciato
Dunque, i Clemente e Becchina erano già noti alle forze dell’ordine e con sequestri importanti eseguiti.
Come è possibile che le ditte di Clemente operassero senza difficoltà sia con lavori pubblici e anche con i privati? Come è possibile che Becchina collaborava con il comune, università, tecnici e intellettuali anche dopo il sequestro Atlas e altre inchieste che lo hanno coinvolto? Sarebbe interessante seguire la via di questo cemento e capire dove andava a finire
I misteri castelvetranesi non finiscono mai
Fonte : Repubblica
Il Circolaccio