Il provvedimento riguarda Agata Del Vecchio e Giovanni Di Pisa, sono accusati di truffa allo Stato. Nell’ultimo anno di lavoro dichiararono di avere ricevuto compensi dal sindacato
In particolare, i due sindacalisti, nella qualità di segretario provinciale vicario e di segretario provinciale, hanno mantenuto durante tutto il periodo del distacco sindacale, protratto fin dagli anni ’80, esclusivamente il diritto allo stipendio previsto per l’insegnamento. Soltanto un anno prima del pensionamento (nel 2007 per la Del Vecchio e nel 2010 per Di Pisa) entrambi avrebbero ottenuto la retribuzione aggiuntiva per le mansioni svolte presso il sindacato. La decisione di assegnare questo aumento ai due dirigenti e la sua quantificazione sarebbero state adottate dal sindacato in sede di consiglio provinciale e formalizzate in appositi verbali palesemente manipolati con indicazioni apposte a penna, verosimilmente in un momento successivo alla loro formazione.
Le indagini del gruppo Tutela spesa pubblica hanno appurato che il sindacato non avrebbe avuto la disponibilità finanziaria per corrispondere i compensi aggiuntivi, peraltro in contanti, ai due dirigenti. E quelle somme non sono state mai percepite, ma la loro indicazione ha fatto però scattare il diritto a ricevere una quota pensionistica integrativa, calcolata secondo il metodo retributivo, ovvero sulla base della retribuzione dell’ultimo anno di attività.
In questo modo, Agata Del Vecchio ha ottenuto dal 2010 una pensione gonfiata di 54 mila euro mentre Di Pisa di 61 mila euro, dal 2011. Per tali vicende entrambi i sindacalisti sono indagati per il delitto di truffa aggravata ai danni dello Stato.
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