I FURBETTI DELLA PARCELLA! I BENI DELLA MAFIA SEQUESTRATI SONO UN VERO AFFARE, PER GLI AMMINISTRATORI GIUDIZIARI! AL SUD UN RISTRETTO GIRO DI PROFESSIONISTI SI SPARTISCE INCARICHI CHE FRUTTANO ANCHE 4 MILIONI DI EURO. LE NOMINE SONO A DISCREZIONE DEI GIUDICI…
Il CSM ha avviato accertamenti su alcuni magistrati di Palermo coinvolti nell’inchiesta di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia. l’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati alla mafia si è allargata a macchia d’olio. Il Caso Montante ne amplifica i contorni . Vi è la necessità di capire fino in fondo se dietro all’organizzazione che ha tenuto in mano aziende per miliardi di Euro si è nascosto un alto interesse e conomico e ovviamente anche politico
Per comprendere bene i risvolti di quello che è un problema giudiziario, ma anche economico e sociale, nei giorni scorsi, si è svolto un incontro, al quale hanno partecipato diverse personalità di spicco
Dalle dichiarazioni e dalle indagini della piccola rete televisiva siciliana Tele Jato, che già anni fa aveva denunciato il giro d’affari che stava dietro la gestione dei beni confiscati alla mafia, esce una valutazione molto inquietante. la domanda è : IL SISTEMA ANTIMAFIA HA ELIMINATO ATTRAVERSO L’USO DELLA GIUSTIZIA POSSIBILI AVVERSARI SCOMODI E GIORNALISTI NON PIEGATI ALLE LORO STRATEGIE?”Da quasi 3 anni abbiamo fatto i nomi e i cognomi ma tutti avevano paura dei poteri forti” ha detto allora Pino Maniaci.In molti si aspettano che i magistrai di Caltanissetta facciano chiarezza su questo inquietante aspetto
Un “caso”, quello dei beni confiscato alla mafia, i cui contorni non son stati ancora definiti del tutto. E questo per diversi motivi. Innanzitutto perché dimostra, una volta di più, l’incapacità da parte delle istituzioni di gestire un problema grave. Se è vero (come è vero) che quello dei beni confiscati alla mafia è un giro d’affari multimiliardario, è quantomeno strano capire come mai, alla fine, la gestione di questi beni finisca sempre per diventare un costo per lo stato e per la collettività.
La legge Rognoni La Torre è stata cambiata e va rivista come volevano i firmatari
Attualmente favorisce le corporazioni e i fautori del sospetto
Quello della gestione dei beni confiscati alla mafia è un problema che pare avere dimensioni ben più ampie di quanto si possa immaginare. Prima di tutto dal punto di vista economico: i beni confiscati, in Italia, secondo alcune stime (che non concordano, però, con gli ultimi dati ufficiali, fermi al 2015) sarebbero circa 14.000 e, di questi, più di 8000 si troverebbero in Sicilia. Il tutto per un valore di circa 30miliardi di euro. Un patrimonio immenso.
Beni, imprese e proprietà sequestrate a soggetti ritenuti “mafiosi” che sarebbero state affidate in gestione (è questo uno dei punti focali dell’azione giudiziaria) a soggetti che spesso non avevano alcun interesse a che producessero profitto e fossero efficienti. Questo, anche a causa di norme spesso obsolete e non adatte a gestire il problema (come hanno confermato diversi nel corso dell’incontro organizzato dal Kiwanis, tra cui quello del prof. Corselli), ha fatto sì che la maggior parte delle aziende poste sotto tutela amministrativa si sia ridotta in povertà, sia fallita o sia stata costretta a chiudere i battenti nel giro di pochi anni (stando ai dati, oltre il 90 per cento entro i primi cinque anni da quando erano passate alla gestione controllata). Con conseguenze non indifferenti dal punto di vista sociale: i lavoratori che erano impiegati in queste aziende (e che quasi sempre non avevano niente a che vedere con i presunti comportamenti mafiosi dei proprietari), si sono trovati da un giorno all’altro senza occupazione e sono diventati un peso per la società.
Problemi sociali ed economici che pare non interessassero molto a chi gestiva il giro d’affari legato alla gestione dei beni confiscati alla mafia.
Ma non basta. Una volta ridotti in condizioni fallimentari o disastrose, questi beni diventavano pubblici. E assumevano a pieno titolo in ruolo di “peso per la collettività”.
Un “affare”, quello relativo ai beni confiscati, i cui numeri non sono affatto chiari.
Fonte DAgo
Il Circolaccio