Mafia: Fava, 59 scarcerati, anche fratello Messina Denaro
La mafia è ancora molto radicata e nelle logge avvengono incontri che favoriscono il sistema mafioso
Conclusioni simili a quelle del 2016 quando era in Commissione antimafia con Rosy Bindi
Attacco alle logge massoniche considerate “zone grigie”
Fava ha difeso l’antimafia che opera nel territorio, dimenticando di parlare del caso Montante
Ha difeso l’operato dei commissari di Castelvetrano che lavorano , secondo Fava, in un ambiente ostile e in solitudine criticando ancora una volta il corteo di sabato
L’allarme è stato lanciato dal presidente della Commissione regionale antimafia dopo una serie di audizioni a Trapani. “La massoneria in questa provincia continua ad avere una forte funzione di raccordo”
“Nel trapanese sono stati scarcerati, o stanno per esserlo, 59 mafiosi per fine pena e tra questi c’è anche Salvatore Messina Denaro, fratello del boss latitante Matteo”.
Lo ha rivelato il presidente della commissione parlamentare Antimafia dell’Ars Claudio Fava, incontrando i giornalisti a conclusione delle audizioni tenute in Prefettura a Trapani.
L’Antimafia ha ascoltato il Prefetto, il capo della Procura, i vertici di carabinieri, polizia, guardia di finanza e Dia, e i commissari prefettizi del Comune di Castelvetrano, sciolto lo scorso anno per mafia.
“La presenza della massoneria in questa provincia – ha aggiunto Fava – continua ad avere, come ha avuto in passato dalla Loggia Iside 2 in poi, una funzione di raccordo forte, una sorta di camera di compensazione all’interno della quale continuano a incontrarsi, a sovrapporsi, a darsi manforte, interessi legali e illegali che vengono da diversi ambienti”
Il cinque giugno scorso la Polizia di Stato aveva compiuto un blitz contro la rete di fiancheggiatori che protegge la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, in tutto diciassette persone tra Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, Santa Ninfa, Salaparuta e Campobello di Mazara.
Il blitz era arrivato a poco più di un mese da un’altra indagine della Dda che ha portato in carcere 21 persone tra boss e gregari dei clan di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo.
In dicembre altri 30 presunti mafiosi erano finiti indagati dalla Dda sempre per aver favorito la latitanza di Messina Denaro.
Fava ha considerato la mafia trapanese molto forte e capace di agire con intelligenza
tra le righe ha fatto intendere che a Castelvetrano c’è in atto una contrapposizione netta contro i commissari e che la vecchia politica è pronta a tornare al potere. Sempre tra le righe, Fava ha fatto intendere che Messina Denaro gode a Castelvetrano e nel trapanese, nonostante centinaia di arresti di forti protezioni. Secondo Fava ci sono indagini in corso molto delicate anche sui rapporti tra mafia e massoneria.
In pratica Fava, ha ripreso dichiarazioni già fatte quando era nella commissione con Rosy Bindi. Dichiarazioni supportate dall’ex prefetto Triolo oggi in pensione e che hanno dato la stura per lo scioglimento del comune di Castelvetrano. Appare strano che Nello Musumeci, nel 2016 come presidente della commissione antimafia usò toni diversi . Per giusta verità Musumeci nel 2016 fu chiamata dall’ex sindaco Errante
Errante allora era presidente del Consorzio per la Legalità e lo Sviluppo
Da un comunicato ufficiale dell’epoca
Con missiva prot. n°200/CPLM del 13.4.2016 a firma del Presidente della Commissione Regionale Antimafia, On. Nello Musumeci, la stessa non ha ritenuto di dovere eccepire alcunché all’amministrazione Errante
Difatti, come è noto, su richiesta del primo cittadino, a seguito delle note vicende che hanno portato all’autoscioglimento del massimo consesso civico, il 16 marzo scorso si era tenuta, presso la sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, una seduta straordinaria della Commissione parlamentare di inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia.
Nel corso dell’audizione il primo cittadino, dopo una relazione dell’accaduto, la cui riservatezza viene imposta dalla legge, aveva risposto alle domande ed alle osservazioni dei deputati, consegnando un dossier sulle attività portate avanti in questi quattro anni di mandato, tutte improntate alla rigida osservanza dei principi di legalità.
A questo punto c’è da cancellare questa relazione di Musumeci, ritenuta inattendibile alla luce degli ultimi fatti
Fonte Ansa
Il Circolaccio