E’ difficile vedere gabbiani lontani dal mare eppure, a Castelvetrano, sono arrivati. Come hanno fatto a sapere dell’enorme quanti tà di spazzatura presente nella città ormai famosa per il boss delinquente? Avranno chiesto l’autorizzazione a Matteo Messina Denaro?
I Gabbiani sono l’esempio più vero della libertà della natura.
Loro agiscono per istinto e sono liberi di volare ovunque
E i castelvetranesi sono liberi di volare ovunque?
Forse si. Qualcuno anche sull’immondizia. in fondo , come i gabbiani, puoi accontenterai della sardina in mare, oppure andare a cercare occasioni più facili e ghiotte per mangiare.
Libero arbitrio: è il dono più grande che Dio ha fatto a tutti gli esseri viventi
E mentre i Gabbiani “sporcaccioni” fanno festa con la monnezza, altri rimagono nel mare e non intendono sporcarsi. Ma sei li guardi da lontano, tutti gabbiani rimangono. come fai a capire quello che che ha “preferito” scaliare nella monnezza per tornare al mare, da quello che non si è mai allontanato dal mare? Non è semplice. Il Gabbiano che si sporca può inquinare il mare. Lo sanno solo i gabbiani che sono rimasti in riva. Noi che osserviamo non lo capiremo mai. Dovrebbe essere qualche Gabbiano pulito a dirlo. Forse, ci ha pure tentato, ma il Gabbiano che ha mangiato spazzatura paradossalmente, è più forte e più astuto del gabbiano ambientale e magari, abbatte il Gabbiano buono che no potrà mai comunicare la verità
Matteo Messina Denaro il Gabbiano della spazzatura e il Corteo contro l’onta mafiosa
L’antimafia :”la gente non collabora alla sua cattura e sono contro i commissari”.
E lo Stato invece che fa?
In un centro della Campania, qualche mese fa, la gente è scesa in piazza per difendere un boss. Nessuno si è indignato
A Castelvetrano secondo i paladini dell’antimafia ,gli inquirenti notano indifferenza della gente verso i temi della lotta alla mafia. Questa “complicità” subliminale sarebbe il motivo del mancato arresto del boss che da 25 è come i gabbiani , libero di volare ovunque.
Perché? Cos’è cambiato rispetto al periodo delle stragi?
Lo Stato sta aiutando il Sud o, come dice la Svimez, l’ha abbandonato?
In questi mesi i riflettori sono tornati ad accendersi su Matteo Messina Denaro, il boss della mafia siciliana che le autorità italiane cercano, senza successo, da 25 anni.
Dicono che attorno a lui sarebbe stato fatto il vuoto. Anche se le stesse autorità, a denti stretti, debbono ammettere che il territorio – cioè la gente che vive a Castelvetrano e, in generale, nel Trapanese – non sembra molto vicina alle forze del’ordine. Questo tema viene trattato con sufficienza, a tratti anche ignorato. Invece è proprio di questo che noi vorremmo parlare oggi: del fatto che la gente del Sud del nostro Paese o è indifferente ai temi della lotta ai boss, o – addirittura! – com’è avvenuto nelle scorse settimane in Campania, si riversa in strada per difendere il boss dagli uomini delle forze dell’ordine
Che succede? Perchè la gente non è mai scesca in piazza a Castelvetrano per dire “Matteo Messina Denaro Costituisciti perchè la mafia fa schifo e tu e i tuoi veri amici avete distrutto una città e il futuro a tanti giovani?”
Basta scendere in piazza e dire :” Non sono mafioso?”
La questione castelvetranese è molto più complessa e andrebbe discussa da tutti
I castelvetranesi dovrebbero chiedersi tanto sulle complicità del boss. Complicità con le istituzioni , con la gente mafiosa per comodità e con tanti professionisti .
Dovrebbero pretendere indagini certe e chiare e mai strumentalizzate dalla politica
Collaborare con gli inquirenti che non parlano con i politici
Aprire un confronto con chi cerca la verità e non la speculazione mediatica e vari tipi di sciacallaggio
Il gabbiano che sbaglia direzione muore e aiuta le sue iene
Poi ci sono i gabbiani vampiri che succhiano qualsiasi sangue e senza pietà
Il diritto di manifestare è inalienabile. Il diritto di non condividere l’argomento anche.
Intanto va detto che nel Sud lo Stato italiano non è mai stato di moda. E’ una storia vecchia, che inizia nel 1860, a causa di quella grande truffa politica e storica chiamata ‘risorgimento’ (con la r minuscola). Una truffa massonica mediante la quale il Mezzogiorno d’Italia è stato conquistato da casa Savoia, ovvero da una delle peggiori monarchie europee. Anche se i libri di storia continuano a ignorare la verità dei fatti, è sotto gli occhi di tutti che i generali piemontesi, nei riguardi delle popolazioni del Sud, si comportarono da criminali per certi versi peggiori dei nazisti.
In Sicilia la truffa è stata doppia. Perché Garibaldi – un mercenario senza scrupoli che la storia italiana ha fatto diventare “eroe dei due mondi” – per ‘conquistare’ la Sicilia e consegnarla a casa Savoia, non esitò ad allearsi con i mafiosi. Abbiamo parlato di Garibaldi: in realtà, a trattare con i mafiosi siciliani dell’epoca erano in tre: all’eroe di Nizza si associavano, infatti, Bixio e Nicotera, che non erano meno spregiudicati di Garibaldi: anzi.
Da un’Italia che annetteva la Sicilia con l’aiuto dei mafiosi non c’era da aspettarsi molto. E infatti oltre a governare la Sicilia e il Sud con l’apporto ‘strategico’ delle mafie locali, l’Italia degli anni della post unificazione (con la u minuscola) ha sempre utilizzato i criminali per reprimere le rivolte popolari della povera gente. Crispi e Giolitti hanno utilizzato i mafiosi per controllare i voti del Sud. Crispi, quando arrivava in Sicilia, si accompagnava direttamente con i mafiosi, senza ritegno, mentre Giolitti, più ‘diplomatico’, utilizzava i Prefetti.
Sui rapporti tra Crispi e la mafia è paradigmatico il delitto di Emanuele Notarbartolo, che tornando alla guida del Banco di Sicilia rischiava di svelare tutti gli imbrogli di Crispi e dei suoi sodali. Sui modi criminali utilizzati da Giolitti nel Sud esiste un libro scritto da Gaetano Salvemini: “Il ministro della malavita”, ovviamente ignorato dai libri di storia che continuano a celebrare Giolitti come uno ‘statista’.
Anche Mussolini, alla fine, trattò con l’alta mafia, cioè con la borghesia mafiosa. Certo, negli anni ’30 aveva inviato in Sicilia Cesare Mori, il ‘Prefetto di ferro’. Mori fece piazza pulita di picciotti, di boss di medio calibro e anche di alcuni boss importanti (che emigrarono negli Stati Uniti). Ma quando arrivò alla borghesia mafiosa – i cui esponenti coincidevano spesso con i vertici del suo partito in Sicilia – fu costretto a trasferire il prefetto Mori per evitare di smantellare i vertici del fascismo nell’Isola. Un problema, quello delle collusioni tra politica e mafia, che la Sicilia si trascina fino ai nostri giorni, se è vero che, ancora oggi, esponenti dei partiti di governo vanno a braccetto con i boss ai quali chiedono voti e soldi, con le ‘autorità’ che fanno finta di non vedere (per la cronaca, onde evitare confusione, sono i boss che danno i soldi ai politici e non viceversa: i mafiosi ‘investono’ e non si accontentano certo degli ‘spiccioli’ dei politici: si fanno pagare in altra maniera, e molto bene, sfruttando le ‘pieghe’ del Diritto Civile e, negli ultimi due decenni, del Diritto Amministrativo).
continua
Fonte : documenti
Il Circolaccio