Secondo indagini dei Carabinieri e poco pubblicizzate dalla stampa locale, potrebbero essere oltre 5.000 i reperti archeologici trafugati nell’area archeologica di Selinunte e Cave di Cusa nel corso dei decenni
Un vero massacro al territorio e un danno economico incalcolabile che ha portato ricchezza solo a pochi
Venivano da scavi clandestini. Erano in cinque depositi in Svizzera controllati da Gianfranco Becchina, secondo i Carabinieri , regista occulto di una rete che si estendeva in vari Paesi e coinvolgeva anche collezionisti insospettabili, esperti e istituzioni museali. Il valore calcolato del patrimonio che torna allo Stato italiano è di circa 200 milioni di Euro . l’ex ministro Franceschini era per la restituzione alle zone di origine: “L’idea è di restituirli ai luoghi cui sono stati sottratti”. Nessuno , da quanto ci dicono ha fin ora chiesto il rientro. Come se tutto questo materiale ritrovato non interessasse a chi abita questo territorio. A quanto pare invece, i reperti hanno sempre interessato la famiglia Messina Denaro e, secondo i Carabinieri Gianfranco Becchina
Quest’immenso patrimonio composto da oggetti di assoluta rarità – anfore, crateri, oinoche, kantharos, statuette votive, affreschi, corazze in bronzo, trozzelle – era collocato in cinque depositi a Basilea e apparteneva a Gianfranco Becchina, noto mercante d’arte di Castelvetrano. Era lui il regista occulto di un traffico a livello internazionale che coinvolgeva una ramificata filiera composta da tombaroli, restauratori, esperti d’arte, collezionisti insospettabili, fino alle maggiori istituzioni museali internazionali.
Tra le scoperte più importanti c’è un gigantesco archivio, quello che l’Fbi, spesso coinvolto con le indagini dei Carabinieri Tpc, chiama il “Becchina dossier”. Si tratta di 13mila fascicoli zeppi di fatture, bolle di trasporti, lettere indirizzate ai collezionisti, migliaia di immagini polaroid, suddivise in 140 raccoglitori. Un’enorme e dettagliata documentazione che ridisegna alcuni dei passaggi più controversi della storia del commercio illegale delle opere d’arte.
“Si è riusciti a ricostruire la trama di questa complicata filiera, diretta da Becchina, grazie a una rogatoria internazionale promossa dai Carabinieri Tpc, dalla Procura della Repubblica di Roma all’autorità giudiziaria di Basilea, durante un’indagine, denominata “Teseo”, che permise il recupero del vaso Assteas che si trovava esposto al Getty Museum di Malibù”, spiega il generale
E’ ovvio che Becchina da solo non poteva gestire questo enorme traffico che portava guadagni spaventosi
Come è accertato dalle indagini, Francesco Messina Denaro e poi il figlio Matteo hanno avuto congrui ritorni economici. Il sistema ha sempre funzionato già dagli anni 60. Becchina soldi ne ha fatti tanti. e di certo tanti ne ha guadagnati la famiglia Messina Denaro e tutti tombaroli a corredo. Un territorio ampio oltre 300 ettari di reperti ne contine. Becchina in città ha sempre frequentato i salotti buoni. E’ stato nel Rotary, ha partecipato a diversi eventi culturali, è stato pure socio fondatore dell’Olio Oliva Spa presieduta dall’avvocato Palmeri e dove anche il comune di Castelvetrano era socio. Nel suo percorso culturale su Palazzo Pignatelli, acquistato negli anni 90 dopo , la strana rinuncia da parte del sindaco di allo ad acquistarlo. è stato supportato da stimati architetti castelvetranesi e vari intellettuali, nel 2012, nel progetto Bellunvider in collaborazione con l’Università di Palermo. Anche se le cronache già nel 2001, lo davano come a capo di un grosso giro di reperti, nessuno disdegnava la sua amicizia. Note a tutti le sue pantagrueliche cene, tenute nella sua abitazione in zona Diga Delia, dove erano presenti sempre, politici locali, intellettuali , assessori, sindaci, avvocati, giornalisti locali e nazionali. Tutti ben trattati, a colpi di vini di pregio come MastroBerardino e Marchesi Antinori . Ovviamente: pesce fresco di Mazara del Vallo. Anche alcuni giornali locali amavano raccontare le belle serate alla Villa Becchina con tanto di foto a corredo. Tutti sapevano del suo “interesse” per l’arte ma come si dice:” i piccioli fanno diventare l’orco un angelo”. Oltre alle questioni giudiziarie, peraltro tardive e fino ora poco efficaci e che daranno diritto a Becchina di difendersi, il signor “bacaredda” ha una responsabilità storica ormai accertata verso questo territorio. Ha favorito lo scempio del patrimonio culturale di questa bellissima zona. Ha tolto a tutti noi le bellezze migliori di Selinunte.
Tutto questo è inaccettabile. L’enorme danno culturale va punito dalla storia e dai tribunali. Vanno puniti tutti coloro che si sono adoperati per questo scempio. Ecco perchè occorre combattere la vera mafia e gente come Messina Denaro e lori veri soci in affari. Perchè questa gente sa solo succhiare la migliore linfa del loro territorio e per loro tasche , per poi sputare solo veleno al popolo, tramite anche le evidenti complicità con certe istituzioni. In tanti anni nessuno si è accorto di tutti i furti a Selinunte di opere archeologiche
Il 10 febbraio 2011 il Gup del Tribunale di Roma, confermando le indagini svolte in circa dieci anni dai Carabinieri, emise un provvedimento di confisca per i magazzini di Becchina e le opere in essi custodite, perché “provenienti da scavi clandestini, furto e ricettazione”. Nonostante ciò Becchina non ha scontato un solo giorno di galera, il suo reato è caduto in prescrizione. Molto strano che a Castelvetrano, è rimasto proprietario dei suoi beni fino a novembre 2017. Il sequestro è avvenuto dopo 7 anni dalla sentenza di Roma. Per molto meno i magistrati hanno agito con molta fretta a sequestrare. Misteri della giustizia
Un territorio incapace di conservare le proprie ricchezze
Del resto, l’esperienza dell’Efebo insegnava già molte cose. Evidentemente non è bastata
Signor Becchina, faccia pace con la storia che Lei tanto conosce. E poi , se aiuterà gli inquirenti e gli esperti in questo duro lavoro farà pace anche con la sua anima.
Collabori con i Carabinieri e faccia portare a Selinunte quello che appartiene a Selinunte e a tutti noi.
Con tutto quello che lei ha portato in giro per il mondo, potremmo costruire il più grande museo del Mediterraneo, facendo arrivare miloni di turisti, consentendo a tanti giovani di rimanere
Visto che ai castelvetranesi sembra interessare poco ,lo faccia per il bene delle future generazioni. Solo Lei può fare questo
Fonte : Repubblica Valeria Ferante
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