
La politica è finita e la democrazia è una finzione.
Quando lo spread conta più degli ideali politici e della giustizia sociale non si può più parlare di democrazia
Quando si dice: ” non ci sono più i politici di una volta”
Se ti permetti di dissentire rischi di essere preso per cretino, mafioso o anche ladro
A che serve studiare, sapere che tipo di società immaginavano gente come Marx , Gramsci, De Gasperi, Don Sturzo.Oppure, sapere della ragione dialettica di Hegel o della visione economica delle società di un certo Adam Smith
Una Nazione senza un fisiologico ricambio della classe dirigente è destinata a piegarsi su se stessa. Da decenni , gira e rigira i potenti sono sempre gli stessi. Gli ex democristiani e comunisti comandano ancora. Nonostante gli anni, non mollano anzi, cercano di bruciare tutto il nuovo che avanza
Il disastro economico che pervade da un capo all’altro l’Europa, la stessa crisi del modello europeo fondato sul primato e sui vincoli dell’unione monetaria, ripropongono, con maggiore vigore rispetto al recente passato, il tema della funzione della politica nelle nostre società e quello della sua autonomia rispetto agli altri poteri.
L’età media della politica italiana rimane troppo alta. Questi leader vecchi erano solo dei “portaborse” di gente come Moro e Berlinguer. Il Paese è in ginocchio e loro cercano sempre di dare colpe agli altri e non si mettono da parte
Nel secolo trascorso l’autonomia della politica si è inverata nell’esercizio collettivo di una critica dell’esistente attraverso i partiti di massa, nel conflitto tra visioni diverse, antitetiche, del mondo, tra differenti progetti di società.
Oggi i partiti, quelli di massa che abbiamo conosciuto nel corso del Novecento, non esistono più: sono stati sostituiti da simulacri di partito politico, dietro cui predominano soltanto le carriere personali dei leader ed il loro rapporto diretto con la massa elettrice, naturalmente passiva ed amorfa.
Tutto questo ha fatto crescere il populismo. E gli stessi responsabili della rovina dei partiti adesso, intendono distruggere il populismo che loro stessi hanno, di fatto, generato con politiche bestiali
In quanto all’indipendenza di questi leader, e delle loro organizzazioni, rispetto al potere dei mercati, delle istituzioni bancarie e dei grandi gruppi industriali, è inutile dire che è inesistente: la loro è una funzione asseveratrice della ineluttabilità del modello economico in cui le nostre esistenze sono immerse.
Ogni giorno siamo inondati da notizie sull’andamento delle borse, sul rendimento dei titoli di Stato. Parole come spread, default, listini, indici, sono entrati ormai nel linguaggio corrente delle persone. Cosa c’è dietro quei numeri, chi ne determina l’andamento, nessuno però lo sa. Tutti sanno però cosa significano le misure che vengono adottate dai governi nazionali per stare dietro alle fluttuazioni dei listini della borsa e dei tassi d’interesse sul debito, perché toccano la carne viva della loro esistenza, incidono sulle loro aspettative e sul proprio futuro.
In base a questo meccanismo, mentre la speculazione finanziaria rimane anonima, impersonale, le manovre di risanamento colpiscono uomini e donne in carne ed ossa, con nome e cognome. Non solo: gli stati e i governi, la cui funzione negli ultimi vent’anni è stata sistematicamente ridimensionata in nome del libero mercato, oggi vengono chiamati a soccorrere un’economia ammorbata dagli effetti delle fraudolente bancarotte del capitalismo finanziarizzato.
Il problema, tuttavia, è che le politiche portate avanti dai governi nazionali sotto la dettatura dei centri di potere finanziario europei, lungi dal risolvere la crisi in atto, evidentemente la stanno aggravando. Quando si dice che la cura è peggiore del male. Come in molti fanno notare, ormai, i continui tagli alla spesa pubblica, figli delle dissennate politiche di austerità imposte dall’Europa, stanno avendo effetti esattamente opposti a quelli che si prefiggono: meno consumi e occupazione, più debito e speculazione. Si è innescata una spirale austerità/recessione, d’altro canto, che sta ammazzando le nostre economie, negando ogni prospettiva di futuro alle giovani generazioni.
Fonte : Economy
Il Circolaccio