
“ha aggiornato il suo ‘archivio’ in modo da acquisire elementi attraverso l’indicazione di incontri e favori richiesti, in modo da avere un archivio sostanzialmente idoneo a paralizzare le azioni di contrasto che altri potevano intraprendere nei suoi confronti”.
Così, il Procuratore capo di Caltanissetta Amedeo Bertone ha parlato del sistema Montante
Sono circa tremila pagine e dentro ci sono anni di malgoverno e corruzione, uno spaccato della Sicilia che spiega, non da solo ma in buona parte, cosa rende lontana l’isola da un reale sviluppo e dal chiudere definitivamente con il fenomeno mafioso. Ci sono favori e ricatti, filmini hard e archivi segreti, false donazioni e fondi neri, finanziamenti alla politica e appalti pilotati, servizi civili e militari deviati. Sono in troppi i sospettabili e gli insospettabili coinvolti nel concorso in associazione a delinquere e – madre di tutte le iniquità – in quel “contratto di somministrazione a contenuto corruttivo”, come definiscono i pubblici ministeri il rapporto fra Montante, l’ex governatore Crocetta e gli altri indagati.
E c’è quell’ antimafia di facciata che va a braccetto con rappresentanti dello Stato e addirittura della Direzione nazionale antimafia.
Ci sarebbe infatti anche una talpa in via Giulia, a Roma, sede della Procura nazionale, una certezza che poliziotti e magistrati di Caltanissetta che indagano traggono dalle intercettazioni telefoniche.Per non parlare poi dell’ ex presidente della Regione Lombardo e del’ll’attuale presidente di Sicindustria Giuseppe Catanzaro e degli ex assessori alle Attività produttive Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, dell’ ex presidente dell’Irsap (l’ente regionale per lo sviluppo delle attività produttive) Mariagrazia Brandara. Tutti impegnati a frenare lo sviluppo della Regione e a tutelare gli interessi di amici e sostenitori.
In questo marasma la magistratura dovrà fare chiarezza e individuare le responsabilità individuali, scoprire collegamenti e conseguenze, i danni arrecati alla Sicilia.Con il solito monito a fare presto, a individuare reati inoppugnabili, evitare prescrizioni, a ricreare quella generale fiducia nella giustizia che spesso il cittadino comune non sa trovare nelle cronache di un paese corrotto. Ma se nel corso delle indagini risulterà che non tutti i comportamenti sono riconducibili a un reato, bisognerebbe ricordare che i politici, gli alti burocrati, i servitori dello Stato, tutti i cittadini di un paese civile, hanno dei doveri etici e morali che debbono guidare i propri comportamenti.
Solo così fenomeni come “il sistema Montante” potranno scomparire.