
Arresto Montante, ex deputato Vecchio: “In Sicilia se ne parlava da tempo”

L’imprenditore ex Scelta Civica: “Stupito per il tempo impiegato a far uscire tutto”. Fava: “Rimproverai a Crocetta questo governo parallelo”.
Fava: “Montante a lungo protetto da Crocetta e Lumia”
Mi sono meravigliato di come mai abbiano impiegato tanto tempo a fare uscire fuori queste cose”, dice a proposito dell’arresto di Antonello MontanteAndrea Vecchio, ex deputato di Scelta civica, poi confluito nel gruppo misto, imprenditore e componente della Commissione parlamentare antimafia nella XVII legislatura. “Non ho mai avuto sensazioni di talpe in Antimafia, stento a crederci”, precisa Vecchio relativamente alla notizia che una ‘talpa’ avrebbe riferito a Montante l’audizione segretata dell’imprenditore Marco Venturi davanti all’Antimafia.
“Di queste cose in Sicilia si dibatteva da tempo – aggiunge Vecchio – L’antimafia credo sia stata utilizzata da tanti soggetti a scopo personale, l’antimafia si fa col comportamento mentre tante persone ne hanno fatto uno scopo di carriera. Ivan Lo Bello è il presidente nazionale di Unioncamere, come è arrivato a quell’incarico? Ci sono specialisti che sanno sfruttare come arrampicatori ogni piccolo anfratto. “L’antimafia da molti è stata utilizzata come un vessillo, un habitus, io ne avevo la sensazione anche per Montante, oggi ne ho la conferma”, conclude Vecchio.
“Da questa inchiesta emerge un governo parallelo torbido che non credo fosse riferibile solo a Montante ma che chiama in causa i più alti livelli istituzionali, poteva disporre della complicità dei servizi segreti ed ho difficoltà a pensare Antonello Montante avesse libero accesso a informazioni secretate alla Commissione parlamentare antimafia attraverso un funzionario, le aveva certamente attraverso uno dei componenti, e questa è cosa gravissima per il livello di complicità istituzionali che comporta”. A dirlo è Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia nella legislazione appena conclusa, oggi deputato dell’Assemblea regionale siciliana.
Quando nel 2014 Montante fu audito in Commissione Antimafia, “arrivava sull’eco di grandi battaglie per la legalità, con protocolli firmati con le prefetture: ora viene fuori che buona parte di quelle denunce erano probabilmente millantate, che c’era un sistema di potere che aveva nella costruzione dell’immagine uno dei suoi obiettivi. Dietro e attorno ai vertici di Confindustria Sicilia si muoveva un mondo: avere rapporti con i vertici dell’Aisi ed un componente dell’Antimafia vuol dire che si sta costruendo una rete collusiva di altissimo livello e che fa pensare ad altro tipo di trame”, ragiona Fava.
“Quando fu udito in Antimafia l’allora governatore della Regione Siciliana, Crocetta, era già in tempi più recenti: io rimproverai a Crocetta che ci fosse nei fatti un governo parallelo in Sicilia, che Confindustria Sicilia indicasse un proprio assessore, che un assessore fosse stato intimidito tanto da indurlo a cambiare linea nella conduzione del proprio assessorato: siamo di fronte ad atti da governo parallelo, semiclandestino che si è palesato con strumenti di intimidazione e pressione. Questo dossier – conclude Fava – ricorda pagine tristi, quando tenere sotto controllo un avversario era un modo per governare senza apparire.. Crocetta non risposte ma disse che “grazie a Montante abbiamo ripulito Confindustria dalla mafia”, e rivendicò che fosse persona a lui vicina”.
Fonte : Repubblica
Il Circolaccio