
I protagonisti della “Trapani bene” del secolo scorso, in questo momento, si staranno rivoltando nella tomba alla luce dell’accorto l’accordo, dato ormai per certo, tra i rampolli di due dinastie economico-imprenditoriali che, per lunghi decenni, si sono fatti la guerra, senza risparmiarsi colpi bassi. I due protagonisti di questa strana storia politica sono Tonino D’Alì, Senatore della Repubblica dal 1994, prima in Forza Italia e poi nel Pdl, e Paolo Ruggirello, deputato regionale dal 2006 nelle file dell’Mpa di Raffaele Lombardo e poi nel Movimento popolare siciliano.
Trapani è una città particolare, dove la Massoneria (ufficiale e non) fin dai tempi di Nunzio Nasi ha sempre determinato l’assetto politico ed economico. E dove gli scontri più oo meno politici sono sempre stati, più che altro, scontri lotte tra logge diverse.
Fin dal primo consiglio comunale dopo l’occupazione alleata dell’agosto 1943 il primo Sindaco insediato il mese successivo, il notaio Francesco Manzo, e tutti i consiglieri erano iscritti alle logge (sommerse durante il fascismo) e cooptati dagli americani, che in quei mesi si affidavano per reggere le amministrazioni epurate dai fascisti, a mafiosi o a ‘fratelli incappucciati’.
Un legame che deve essere rimasto per decenni se, nella loggia trapanese che aveva sede al circolo ‘Scontrino’ (o loggia coperta Iside 2) legata anche a Licio Gelli, negli anni ’80 gli investigatori troveranno elenchi di politici come l’allora assessore regionale, Francesco Canino, burocrati pubblici, funzionari di questura e prefettura, e boss come Natale L’Ala e Mariano Agate.
E’ in questo scenario che si inserisce la storia di queste due famiglie trapanesi, i D’Alì e i Ruggirello.
In casa Ruggirello tutto inizia con il padre di Paolo, il fondatore della dinastia, Giuseppe Ruggirello. Questi è un è un ragioniere nato in una contrada trapanese, Guarrato, che negli anni 60 fonda una piccola impresa di costruzioni e, acquistando una speciale betoniera, abbatte i prezzi e conquista tutti gli appalti pubblici delle strade del Trapanese. Comincia così a dar fastidio a un pezzo importante delleconomia di quel territorio.
Con i primi soldi compra una banca: la Banca Industriale trapanese, con un solo sportello e quasi in fallimento. In un territorio dove banca era sinonimo di Sicula – glorioso istituto creditizio della famiglia DAlì Staiti – la mossa di Ruggirello suona quasi come una sfida. La banca ha successo, in poco tempo passa da uno a sedici sportelli disseminati in tre province, mentre Giuseppe Ruggirello diviene, addirittura, presidente del Trapani calcio.
Il successo di Giuseppe Ruggirello non passa inosservato. A certi potenti della città il successo di questo imprenditore non sembra andare giù. Si apre così, nei primi anni 70 del secolo scorso, uno scontro interno ai gruppi di potere economico e finanziario di Trapani.
I veleni coinvolgono anche il Palazzo di Giustizi, perché Carlo Alberto Malizia, presidente del Tribunale, accetta la presidenza onoraria della banca. Appena poche settimane dopo partono interrogazioni parlamentari nei confronti del magistrato trapanese, mentre Ruggirello (che nel 1971 sostiene un allora giovane socialista, il geometra Bartolo Pellegrino, eletto deputato regionale a sorpresa) viene accusato di reati contro il patrimonio.
Il fratello di Malizia, Saverio, magistrato militare e custode di tutti i segreti del Sifar, era allora in rotta con un altro trapanese, Vito Miceli, allora capo del Sid. Il presidente Malizia, con cuì aveva iniziato a Trapani anche Giovanni Falcone, prima di passare alla sezione civile guidata da Cristoforo Genna, fu lambito dallindagine che vedeva coinvolto anche Peppe Ruggirello.
Il giudice Malizia preferì la pensione e al suo posto arriva proprio Cristoforo Genna, che aveva firmato linchiesta contro Giuseppe Ruggirello.
Ruggirello si rende latitante. Riemerge solo dopo più di un anno, quando le accuse nei suoi confronti si sono dissolte. Ruggirello allora liquida tutte le sue attività, cede le quote della banca a una delle più ricche famiglie palermitane, i Cassina, prende armi e bagagli (e liquidità finanziaria) e si trasferisce a Roma per anni, tornando a Guarrato solo alla fine degli anni ’80.
E a Guarrato ritrova Bartolo Pellegrino, divenuto assessore regionale al Bilancio nei governi presieduti da Franco Martino e Matteo Graziano. Ruggirello viene nominato, in quota Regione, vice presidente della Fondazione Banco di Sicilia.
Giunto a questo punto, Ruggirello decide di scendere in politica in prima persona. Rompe con Pellegrino, acquista una tv locale e fonda un movimento territoriale, Giustizia e libertà’, in funzione anti famiglia DAlì. Scelta non casuale. Perché era opinione comune che dietro le tante disavventura di Giuseppe Ruggirello avrebbe potuto eserci l’ombra della potente famiglia D’Alì.
Improvvisamente, nellestate del 1995 Giuseppe Ruggirello muore.
Negli anni successivi Paolo Ruggirello si era riavvicinato a Bartolo Pellegrino,prima che quest’ultimo, nella prima metà del 2000, cadesse di nuovo in ‘disgrazia’ (il “di nuovo’ non è casuale, perché anche la vita politica di Bartolo Pellegrino è stata piuttosto ‘avventurosa’).
Tutto, però, ci si aspettava, tranne che Paolo Ruggirello non finisce tra le ‘braccia’ di uno storico avversario di suo padre. A cosa si deve tale epilogo?
Sembra che il ‘patto’ D’Alì-Ruggirello sia stato stato siglato attraverso amici comuni. Da un lato, Ruggirello non voleva scontrarsi, all’interno della lista Fli-Mps, con il giovane Livio Marrocco, in ascesa sul territorio. Per Futuro e libertà, nel collegio di Trapani, c’è spazio per eleggere un solo deputato. visto il solo posto all’Ars. E Ruggirello, a quanto pare, si sentiva battuto in partenza.
Tornare nella lista Mpa-Partito dei Siciliani? Impossibile, visto il niet dei “discussi” rappresentanti locali di Raffaele Lombardo. Questi ultimi, dopo l’uscita dal Partito di Ruggirello e degli uomini dell’assessore alla Salute uscente, Massimo Russo, coltivano l’allettante prospettiva di un posto libero all’Ars
Trovare posto nell’Udc, dove la sorella, Bice Ruggirello, nel 2001, era arrivata prima dei non eletti? Paolo Ruggirello avrebbe dovuto vedersela con il presidente uscente della Provincia di Trapani, Mimmo Turano, gtrande amico di Massimo Grillo e il candidato del Sindaco di Marsala, Giulia Adamo. Anche in questo caso, essere rieletti all’Ars sarebbe stato difficile.
Restava l’ultima possibilità: la coalizione del candidato alla presidenza della Regione di Pdl, Cantiere popolare e La Destra, Nello Musumeci. Questi ragionamenti si saldavano con la volontà del Senatore Tonino D’Alì di trovare un candidato che potesse sbarrare la strada per Sala d’Ercole all’ex Sindaco, Mimmo Fazio. Quest’ultimo, altra sua creatura di D’Alì (come Giulia Adamo e come l’ex deputato regionale di Forza Italia, Peppe Maurici) si è messo contro il Senatore del Pdl.
Fonte Meridione News
Il Circolaccio