
“Se mi dai la data lo registro io”
Saguto e la frode assicurativa
Il magistrato, due medici e quegli strani accessi al pronto soccorso.
La intercettavano per lo scandalo Misure di prevenzione e sarebbe venuta a galla una frode assicurativa. I nuovi guai giudiziari di Silvana Saguto fanno tappa in aula a Caltanissetta.
Da una parte la ricostruzione dei pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti, secondo cui il giudice, grazie alla complicità di due medici, avrebbe ottenuto per il figlio un risarcimento danni di 400 euro per tre giorni di prognosi fasulli. Dall’altra, la tesi della difesa, certa di potere smontare l’accusa. A cominciare dalla compatibilità degli orari in cui risultano gli accessi in ospedale e la partenza del figlio Emanuele. Perché in questo processo sotto accusa ci sono pure il marito del giudice radiato dalla magistratura, Lorenzo Caramma, e il figlio Emanuele.
Tutto inizia la sera del 12 maggio 2016. Emanuele Caramma ha un incidente in moto. Chiama la madre che si preoccupa per lui: “Ti sei fatto niente?”. La risposta è rassicurante, il ragazzo ha “sbattuto il gomito”. All’altro figlio, Elio, il giudice conferma che il fratello “ha sbattuto solo il gomito e stanno facendo la costatazione amichevole”. Nasce l’esigenza di farsi refertare per il risarcimento dei danni da chiedere all’assicurazione. Saguto chiama un primo medico dell’ospedale Villa Sofia che le consiglia la via ufficiale: “Basta che ci va (al pronto soccorso, ndt) e glielo dice… c’è solo da attendere, dipende da cosa si è fatto”.
Ecco il punto: il figlio Emanuele, secondo l’accusa, quella sera deve imbarcarsi sulla nave per Napoli. “Siamo capaci che arriviamo a Villa Sofia e stiamo sei ore là”, dice il giudice che, non soddisfatta della prima risposta del medico, ne contatta un secondo, Giuseppa Guzzetta, in servizio al Cervello: “Stasera può venire alle 20 vado io”. Solo che Emanuele Caramma “parte lui, ha la regata… alle 20… ha la nave”. Il figlio del giudice deve gareggiare.
Qualche minuto dopo Guzzetta contatta il giudice: “Se mi dai la data di nascita, lo registro io”. Saguto le spiega che “l’incidente” è avvenuto “in piazza Giachery… ha sbattuto il gomito e il piede lato sinistro”. Passano ancora pochi minuti e il medico chiama di nuovo il magistrato. Si è persa qualche informazione: “… ascolta… hai detto braccio, ginocchio e…”. Saguto ripete tutto da capo e Guzzetta annota: “Benissimo… piede sinistro, va bene gomito, piede, non posso mettere fianco sennò ci vuole l’ecografia”.
Il risultato è la registrazione di un accesso al pronto soccorso che non sarebbe avvenuto: “Si dà atto che si è presentato presso il citato nosocomio alle ore 21:08. Dimissioni alle 21:12” . Impossibile fare tutto in quattro minuti, hanno detto in aula, i marescialli del gruppo Tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria che hanno condotto le indagini. E poi Emanuele Caramma, secondo i pm, era già in nave. Dunque non sarebbe mai passato dal pronto soccorso. Una tesi che al difesa si dice pronta a smentire.
Il 25 maggio mentre il figlio sta disputando un’altra regata alle Eolie Saguto contatta Guzzetta. Ha bisogno di un nuovo certificato in cui venga scritto che “continua ad avere problemi al braccio e al piede”. Guzzetta la interrompe: adesso la competenza è passata al medico di famiglia. E così il 27 maggio entra in gioco Crocifissa Guccione, medico della famiglia Caramma, sotto processo in abbreviato. Il marito di Saguto, Lorenzo Caramma, le chiede: “Ci hai pensato per caso per Emanuele… mi serviva per oggi pomeriggio… porca miseria devo mandare tutto all’assicurazione, mia moglie lo sapeva…”. Il medico non ha ancora fatto il certificato che invece, nella documentazione consegnata alla compagnia di assicurazione risulterà datato 16 maggio.
Fonte : Live Sicilia
Il Circolaccio