Messina Denaro orgoglio dei parenti | “Iddu cumanna a tutti”
Oltre alla famiglia ci sarebbero dei “malati di mafia” che lo ritengono un idolo e lo venerano
Poi ci sono i ” punciuti” che stanno al comando
Poi ci dovrebbero essere gli “intelligenti” che probabilmente si sono serviti del suo potere e viceversa per fare soldi a palate
Lorenzo Cimarosa, arrestato per la seconda volta nel 2013, suo malgrado, nonostante gli anni di carcere e la rottura con il figlio Giuseppe avvenuta dopo la prima detenzione essendo parente della famiglia del boss , per lavorare e per non creare problemi ai suoi cari ,doveva sottostare alle tradizioni di famiglia: l’obbedienza incondizionata.
I parenti di Messina Denaro, anche quelli che sono in carcere, lo venerano come un Dio. E sono sicuri che se l’ultimo superlatitante di Cosa Nostra fosse libero di muoversi le cose starebbero diversamente. Per lui nutrono ammirazione e devozione, lui che dopo la morte del padre, morto in latitanza, ha preso le redini del comando mafioso.
Autentico modo di piegarsi a costo della propria vita ad un boss che non ha pietà per nessuno, probabilmente neanche per se stesso.
Ci si meraviglia nel sentire gente di Castelvetrano che lo difende. e’ vero è inutile nascondere che in questa città, Ci sono fasce di persone che lo apprezzano. Altri ci hanno fatto affari e altri ancora lo proteggono o lo hanno protetto in passato.Del resto ci sono ancora seguaci di Mussolini, di Stalin e anche di Fidel Castro. Loro sono stati capi popolo ma hanno raggiunto e mantenuto il potere uccidendo e togliendo ogni libertà ai sudditi. Chi uccide le persone per le loro idee o perchè deve fare valere le proprie posizioni è comunque un assassino e carnefice. Messina Denaro, come altri mafiosi di rango è stato visto da ceta gente come quello che da lavoro, aiuta i poveri, mette paura ai ricchi che sfruttano. Tutte cazzate metropolitane e questo è evidente. Però, allo stesso tempo occorre dire che la mafia e Messina Denaro hanno preso spazio per colpa del vuoto lasciato dallo Stato. Il popolo conosce chi ti da lavoro, da mangiare e ti assicura un medico quando stai male. Lo diceva un vecchio politico oggi scomparso.Poche parole ma molto significative.Messina Denaro mito. Questo è il vero problema culturale da abbattere .E come si abbatte? Facendo terra bruciata e sparando spesso nel mucchio? Oppure distruggendo le aziende tolte alla mafia affamando centinaia di lavoratori? Fino a quando ci saranno persone che diranno che si stava meglio con la mafia, significa che molte strategie antimafiste hanno sbagliato bersaglio.
Messina Denaro ha bisogno di informazioni continue per non farsi prendere e muoversi come un lupo nella foresta e trova ancora fedeli amici che lo aiutano
A lui, gente troppo conosciuta o sotto occhio potrebbe fare solo danno
Dalla conversazione emerge come, nonostante la latitanza, Messina Denaro venga informato di tutto.
Dice infatti lo zio Giovanni, che non nomina il nipote pur riferendosi chiaramente a lui: “Iddu, iddu puru.. che ti pare… l’ ha caputu soccu succere nta la so famigghia”. “No – lo interrompe la sorella Rosa – lo informano… lu tennu informato”.
Ancora Giovanni: “Ma che sta succedendo, che sta succedendo”… e chiddu di luntanu lo vuole aggualare (sistemare, ndr) le cose. Però capisce che non le può aggualare picchì nun avi cristiani… vedi che ciriveddu nunn’ a vi nuddu… Ognuno fa pi conto so’, quannu c’ era so patre teneva tutti a posto… e se chistu fussi ccà, viri che le gambe rumpissi, a tutti“.
La zia ricorda poi la ‘potenza’ del nipote, la sua capacità di raggiungere obiettivi ed interessi prima della latitanza. E racconta un episodio: “Io mi ricordo una cosa, Giova’. ‘Na vota ci rissi a to’ suoru che io avia bisogno di travagghiare e mi manciaru… “Statti rintra”.
La zia Rosa, anche se le donne dei Messina Denaro non lavorano, non si arrende e confida al nipote il problema: “Haiu bisognu di travagghiare, unniegghe’, anche bidella ‘e scole”. “Vattinni ‘a casa”. “Un ci diri nenti a to ma’”. Mi arricogghiu rintra, dopo un quarto d’ ora mi sona u telefonu e mi rice accussì, “domani, verso le quattru, vai nta la via IV Novembre, alla Cassa Mutua, presentati nni iddu”. L’ indomani vaju dda’, alle quattro. Truvavi: “Signora, venissi dumani…”. Due anni e mezzo travagghiavi alla cassa mutua – esulta zia Rosa – a lu coso delle analisi, due anni e mezzu travagghiai. Pi iddu».
Ancora più orgoglioso lo zio: “Iddu cumanna tutti…”. E la zia insiste, ammirata: “A un quartu d’ ura… a un quartu d’ ura… e so ma’ unni capiu nenti”. Ancora Giovanni: “Rosa, vedi ca iddu cumanna tutta Palermo, tutta la Sicilia di Trapani, tutta la provincia…». E la zia: «Nca non lo diciono? Ma lo vantano, lo aiutano tutti…». Giovanni Santangelo chiarisce: “Iddu ci avi cristiani cca’ a Castelvetrano, quannu avi bisogno»”.
Ma adesso le cose stanno cambiando, e lo sanno anche i vecchi zii di Messina Denaro.
Lorenzo Cimarosa, quando decide di collaborare stanco del carcere e di litigare con il figlio Giuseppe decide di collaborare con la giustizia. In città la sua decisione viene presa con freddezza anche dai giornalisti antimafia. Basta leggere alcuni articoli del periodo. Si guarda con un certo sospetto a questa collaborazione che si compie in modo tangibile quando Giuseppe, suo figlio, si libera da ogni indugio e racconta la scelta di suo padre e la sua lotta con la famiglia del boss. Giuseppe è il primo esempio di vera libertà dagli ordini del boss. Ha il coraggio di litigare con il padre e andar via dopo il primo arresto
“Mio padre nella sua vita è stato un uomo che ha commesso degli errori. Ma a differenza di molti che vivono nella mia terra ha avuto la coscienza di capire e rimediare. Dopo l’arresto ha iniziato a collaborare con i magistrati. Ha avuto il coraggio di dire basta e per questo ci ha reso orgogliosi.Siamo circondati da nemici” perché “a Castelvetrano si vive ancora nel mito di Matteo Messina Denaro. Molti lo venerano, ma per fortuna sono di meno del passato”
La sua scelta di rompere ogni forma di silenzio fu anche molto apprezzata e valorizzata da castelvetranesi che si sentono vittima della mafia e anche dell’antimafia opportunista. Giuseppe fu sostenuto anche nei suoi spettacoli. lo meritava. Come meritava tanto affetto quando scomparve prematuramente il suo bellissimo cavallo “Lorenzo”. Tanto è stato fatto da Giuseppe ma ancora molto serve a questa comunità per crescere nella lotta al fare mafioso. Lui è stato vittima e fa bene a considerasi vittima anche dei castelvetranesi cinici non solo con lui. Questa comunità ha bisogno di sentire che lui c’è con il suo esempio. Giuseppe deve stare vicino a questi castelvetranesi che si sentono offesi, feriti, umiliati dalla presenza dei Messina Denaro. C’è molto lavoro da fare. Puntare il dito contro chi ancora difende il boss senza capirne il significato non aiuta questa città a liberarsi da questo peso. L’uso strumentale di questi “scemi” fa arretrare tutta la comunità. E’ necessario condividere il coraggio di Giuseppe e unirsi, per uccidere il boss e i suoi insegnamenti con le armi migliori: la cultura e il senso civico.L’isolamento può fottere definitivamente lu siccu
Fonte : Blog Sicilia
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