Gli affari dei clan trapanesi dietro i viaggi dei migranti dalla Tunisia
Il collegamento tra Marsala e Tunisi scoperto dagli inquirenti potrebbe avere molti interessi nel territorio
Il giallo del delitto di Giuseppe Marcianò. Potrebbe esserci stato un contrasto per la gestione del business
I boss di Campobello di Mazara avevano investito in un affare lucroso: i viaggi dalla Tunisia alla Sicilia, per migranti facoltosi che potevano pagarsi gommoni veloci e magari pure una sosta in villa a Pantelleria. Cinquemila euro a tratta. Un’indagine della procura di Marsala ha svelato che Giuseppe Marcianò, ucciso il 6 luglio dell’anno scorso, era in stretto contatto con un gruppo di tunisini che gestiva un’agenzia di trasferimenti illegali, sui gommoni viaggiavano non solo uomini, ma anche carichi di sigarette di contrabbando. E chi era Marcianò?
La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ritiene che fosse alle dipendenze di Raffaele Urso, capo della famiglia di Campobello di Mazara. Lo dicevano anche i complici tunisini di Marcianò: “Questo è quello che comanda a Campobello”, il riferimento era proprio a Cinuzzo Urso. Nelle intercettazioni, facevano pure riferimento ad alcuni danneggiamenti fatti con Marcianò, su commissione di Urso.
Resta il mistero dell’omicidio di Giuseppe Marcianò. Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Paolo Guido ipotizza una “contrapposizione fra alcuni esponenti della famiglia di Campobello di Mazara e altri della famiglia di Castelvetrano”. Marcianò sarebbe stato fra i più critici con la gestione di Gaspare Como. il cognato del superlatitante Matteo Messina Denaro. E forse alla base della violenta reazione, finita a colpi di pistola, potrebbe esserci stato anche un contrasto sulla gestione del business dei migranti. Di sicuro, quel delitto ha messo in allarme i magistrati della Dda, che hanno poi fatto scattare il fermo dei 21 in via d’urgenza, per scongiurare il pericolo di una faida e di altro sangue.
Ancora una volta ,viene fuori, la nuova frontiera degli affari ricchi, a cui si rivolgono i fiancheggiatori di Messina Denaro. Se è vero quello che rimane scritto nelle varie attività giudiziarie fin dai tempi di Falcone e Borsellino, qualche dubbio rimane.Si può eseguire un omicidio , per interessi mafiosi, senza l’ok del capo reggente o della cupola. Il problema sta proprio qui. Come funziona l’ordinamento mafioso nella zona adesso, visto che centinaia di affiliati sono stati arrestati, altri sono morti e altri ancora sono pentiti? Negli ultimi anni, la forza investigativa impiegata contro Messina Denaro ha decimato le famiglie mafiose: dai più cretini a quelli più furbi e violenti. In giro dei mafiosi conosciuti o simpatizzanti, è rimasto poco. Sarà stato Messina Denaro a volere l’omicidio di Marcianò, rompendo, di fatto, quella pax mafiosa tanto difesa dal boss? In questa vicenda c’è una contraddizione in termini. Messina Denaro sa bene che un omicidio accende riflettori a 5 mila watt. Oppure, qualcuno per precisi interessi, riguardanti il traffico di migranti e di tanto altro, ha fatto da solo, eliminando un possibile avversario senza chiedere nulla a Messina Denaro?. Tutto rimane molto complicato. Di certo c’è che, da Marsala, città poco controllata, potrebbe essere partito di tutto e potrebbe essere arrivato di tutto. Solo accurate indagini internazionali potrebbero aiutare a capire quali sono i veri interessi della mafia trapanese in questo delicato momento per loro, in ragione della pressione attività dallo Stato che non si è mai riscontrata in precedenza. Le rotte del contrabbando sono state sempre interessanti per l’organizzazione e questo, lo sanno pure gli studenti di primo anno che studiano criminologia
Fonte: Repubblica
Il Circolaccio
Salvo Serra