Trattativa Stato-Mafia, sentenza storica: Mori e Dell’Utri condannati a 12 anni. Di Matteo: “Ex senatore cinghia di trasmissione tra Cosa nostra e Berlusconi”
Una sentenza che apre altri interrogativi. Il ruolo di Napolitano e di altri vertici politici potenti del tempo
Una sentenza che non esplicita “apertis verbis” il ruolo di Napolitano del PCI
I ROS non potevano trattare con i mafiosi senza l’avallo del ministro dell’interno e del presidente del Consiglio dell’epoca. Se è così è stato chi decise di avviare q
Ai vertici del Ros inflitta la stessa pena del fondatore di Forza Italia. Otto anni a De Donno, ventotto a Bagarella, dodici a Cinà: sono stati tutti riconosciuti colpevoli di violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato. Prescritto Brusca, assolto Mancino per falsa testimonianza. Otto anni a Ciancimino per calunnia a De Gennaro. Il pm: “Mentre i giudici saltavano in aria qualcuno nelle Istituzioni aiutava i boss a ottenere i risultati chiesti da Riina”
Sette minuti e cinquanta secondi. Tanto ci ha impiegato il giudice Alfredo Montalto per dire che non solo la Trattativa tra Cosa nostra e pezzi dello Stato c’è stata, ma che ad averla fatta sono stati i boss mafiosi, tre alti ufficiali dei carabinieri e il fondatore di Forza Italia. Mentre la piovra assassinava magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, inermi cittadini nelle stragi di Firenze e Milano, uomini delle istituzioni hanno cercato un contatto: sono diventati il canale che ha condotto fino al cuore dello Stato la minaccia violenta dei corleonesi. Che alla fine hanno ottenuto un riconoscimento grazie a Marcello Dell’Utri, uomo cerniera di Cosa nostra quando s’insedia il primo governo di Silvio Berlusconi.
È una sentenza che riscrive la storia della fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda quella emessa dalla Corte di Assise di Palermo. E che il sostituto procuratore Nino Di Matteo, unico pm titolare dell’inchiesta sin dall’inizio, spiega così: “Dell’Utri ha fatto da cinghia di trasmissione tra le richieste di Cosa nostra e l’allora governo Berlusconi che si era da poco insediato. E il rapporto non si ferma al Berlusconi imprenditore ma arriva al Berlusconi politico“. Parole per le quali Forza Italia annuncia di querelare il magistrato della Direzione nazionale antimafia.