Al Gaggenau di Roma apre la mostra SEMI che racconta la favola gotica-contemporanea di Flora Deborah
mostra personale di Flora Deborah a cura di Sabino Maria Frassà
Dal 9 maggio al 31 ottobre 2022
lunedì-venerdì ore 10:30 – 13:00 / 15:30 – 19:00
Gaggenau DesignElementi
Lungotevere de’ Cenci 4, Roma
Promossa da Gaggenau, Cramum, DesignElementi
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Per prenotare una visita:
E-mail: gaggenau.roma@designelementi.it
T. +39 06 39743229, +39 371 1733120
Immagini: ©Francesca Piovesan, Courtesy Flora Deborah, Cramum, Gaggenau



Da una videoinstallazione in cui scava e assembla la terra del kibbutz in cui i genitori si sono incontrati, passando per i calchi della propria lingua e di quelle dei membri della sua famiglia, fino ad arrivare ai piatti e le piastrelle più recenti in cui personaggi onirici si passano delle coppe: “Flora Deborah” spiega il curatore “riflette su come non siano (solo) i luoghi a determinare chi siamo, bensì il linguaggio che impieghiamo per parlare e pensare. Può il lessico di ciascuno di noi penetrare ed essere seme e frutto dei linguaggi di chi ci vive intorno, e quali sono i confini di questo lessico famigliare?”.



Con il ciclo di mostre “Materiabilia”, Gaggenau e CRAMUM raccontano la materia che si fa meraviglia attraverso il genio umano. Gli showroom Gaggenau DesignElementi di Milano e Roma si trasformano in una ideale Wunderkammer, in cui l’arte e il design ci permettono di riconoscere un ordine apparentemente perso: se la natura è straordinaria, la capacità dell’essere umano di plasmare la materia ci avvicina a tale perfezione.
Oggi più che mai l’arte ci permette di sognare ad occhi aperti, trasformando la materia e la realtà che ci circonda in meraviglia. Se fino a poco tempo fa sembrava fossimo destinati a vivere in una società sempre più virtuale, la pandemia di Covid-19 ha invece mostrato il profondo bisogno – quasi ancestrale e viscerale – di materia e realtà: dopo anni di frustrazione e limitazioni anche fisiche, ai bitcoin e ai social fa sempre più da contraltare un bisogno di vedere, fare e toccare.
L’essere umano è tornato a volere concretezza e realtà, anche quando sogna: affamati di presente e carichi di paure sul domani, cerchiamo di vivere ogni giorno il sogno, piuttosto che limitarci a pensarlo e progettarlo. Il nostro sguardo ricerca nella meraviglia per la realtà che ci circonda la speranza e la forza per andare avanti.
Capiamo quindi il perché del successo dell’arte contemporanea nella nostra società: l’arte è materia che riflette sulla materia, riuscendo a dare forma e concretezza al pensiero umano… alle sue angosce, alle sue paure, ma anche alle sue gioie e alle sue speranze. Nel gesto artistico, capace di rappresentare una realtà diversa, l’essere umano ritrova il coraggio di ripensare il futuro al di là del presente contingente. Capace di sintesi come solo un’immagine può esserlo, empatica e mai banale nella sua complessità, l’arte contemporanea è oggi la materia del futuro.
Non è però la preziosità della materia a determinare la qualità dell’opera d’arte, quanto la capacità dell’artista di vedere il futuro dando forma a qualsiasi sostanza. In fondo anche le stelle non sono fatte d’oro, ma di idrogeno, elio e carbone.
A raccontare la “materiabilia” che ci circonda, e che non sempre riusciamo a vedere, quattro artisti che per tutto il 2022 mostreranno, con materiali comuni, immaginifici futuri… dietro l’angolo. Un messaggio di responsabilità e possibilità di ripensare, con ciò che abbiamo, un futuro migliore. Il ciclo vedrà protagonista a Roma il lessico familiare fatto di semi e cioccolato di Flora Deborah; a Milano saranno invece in mostra le spirali di materia di Paola Pezzi e i quadri di cera e paraffina di Stefano Cescon; infine, il viaggio terminerà con le sculture naturali di Giulia Manfredi a Roma.
Flora Deborah – biografia
Flora Deborah è un’artista franco-israeliana; nata a Evian, è cresciuta a Milano e attualmente vive e lavora a Tel Aviv. Deborah ha conseguito un MFA in Belle Arti presso la Bezalel Academy of Arts di Gerusalemme e un PG in Fotografia presso la University of the Arts London. Tra le mostre degne di nota, le collettive al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano, alla Galleria Saatchi e al museo Bar David. È stata finalista al Premio Cramum che sostiene l’eccellenza artistica in Italia. Attualmente è in residenza d’artista presso il CCA di Tel Aviv come parte del gruppo Gino per il progetto “Tights: Dance & Thought Shelter for Calibrating Frequencies”.
Spaziando tra scultura, disegno e video, Deborah definisce il proprio lavoro come una “pratica di empatia”, che implica l’esplorazione della natura mutevole della soggettività umana. Partendo dal senso di estraneità, l’artista esamina il mondo attraverso la coscienza degli avatar da lei creati: personaggi di natura storica, religiosa o immaginaria, animali, piante e microrganismi. Attraverso questi avatar, è in grado di decostruire e ripensare i sistemi che hanno la pretesa di definirci, mettendo così a nudo l’apparente assurdità di convinzioni e strutture sociali ampiamente diffuse.
