Criscuoli è coinvolto nel caso delle nomine pilotate. Il consigliere si è presentato a palazzo dei Marescialli per il plenum, ma il vicepresidente gli ha chiesto di “chiarire” la propria posizione con il Colle
«Tu qui non puoi entrare, cerca di non mettermi in difficoltà», avrebbe detto ieri mattina al consigliere Paolo Criscuoli un imbarazzatissimo David Ermini, vice presidente del Consiglio superiore della magistratura. Criscuoli, togato di Magistratura indipendente, autosospesosi dopo lo scandalo sulle nomine pilotate che lo scorso maggio aveva terremotato il Csm, si era presentato a Palazzo dei Marescialli per riprendere il posto per il quale era stato votato nel 2018 da 540 colleghi.
Mercoledì era infatti in programma la prima seduta del Plenum dopo la lunga pausa estiva. Il giudice palermitano aveva già fatto sapere nei giorni precedenti che era sua intenzione rientrare in servizio questa settimana.
Appresa la notizia, gli altri consiglieri togati, in primis quelli del gruppo di sinistra di Magistratura democratica e di centro di Unicost, pare abbiamo però minacciato di bloccare i lavori del Plenum qualora Criscuoli si fosse permesso di entrare nella sala intitolata alla memoria di Vittorio Bachelet, il vice presidente del Csm ucciso dalle Brigate Rosse. Uno scenario senza precedenti, con evidenti ripercussioni sull’immagine e sulla credibilità del Csm, da tempo in caduta verticale, da “terrorizzare” Ermini. Per uscire dal cul de sac, l’ex parlamentare dem e i suoi stretti collaboratori avrebbero così invitato Criscuoli a presentarsi quanto prima a rapporto dal capo dello Stato, che del Csm è il presidente.
A Mattarella, affiancato dal suo consigliere giuridico Stefano Erbani, toga legata a Magistratura democratica, il non facile compito nei prossimi giorni di sbloccare l’impasse. La soluzione più immediata sembra sia una moral suasion per spingere Criscuoli a togliere il disturbo, non essendoci alcun obbligo giuridico per il togato di Mi di dimettersi.
Se Criscuoli dovesse mollare, sorgerebbero forti problemi per la sua sostituzione. Bruno Giangiacomo, toga di Magistratura democratica come Erbani, sta vivendo giorni molto difficili. Al momento presidente del Tribunale di Vasto, quando era gip nel capoluogo emiliano pare fosse stato legato sentimentalmente per quattro anni ad un avvocatessa di Bologna, condannata all’inizio dell’estate in primo grado per spaccio di cocaina. Giangiacomo ha smentito il legame, confermato però dall’avvocata durante il dibattimento.
Fonte: Il Dubbio