«È semplice: Giuseppe Conte non ha più la mia fiducia». Game over, Matteo Salvini abbandona la “modalità zen” dei giorni scorsi e saltando da un comizio all’altro in Emilia-Romagna – da Reggio Emilia a Modena da Fidenza a Forlì in serata – lascia emergere adesso coi suoi la voglia di chiuderla qui. Intanto col capo del governo, che ha imposto giovedì sera l’ultimatum “dimissioni o revoca” di Armando Siri,
Il piano Salvini: «Crisi dopo il voto e via Conte»
«Con quella dichiarazione, Conte ha firmato il suo suicidio politico, la fine di un contratto tra noi e loro, la consapevolezza che dopo le Europee il primo a rischiare sarà proprio lui». Matteo Salvini non parla e applica la dissimulazione cortese al caso Siri. Ma i suoi colonnelli, a partire dai ministri, disegnano uno scenario nitido: il gabinetto Conte il 27 maggio potrebbe non esserci più. Puff: saltato sotto i venti della crisi. «L’esecutivo è virtualmente morto», fa mettere addirittura a verbale un big della Lega, dietro garanzia dell’anonimato. Perché la strategia del silenzio, sul caso Siri, fa parte della sceneggiatura di questo film. Tenere il punto sul sottosegretario che Conte vuole revocare, vedere le carte dei Cinque Stelle facendo balenare la crisi di governo già la settimana prossima in Consiglio dei ministri, salvo poi inchiodare sul più bello. «Certo, una rottura plastica su Siri – ragionano ancora gli uomini di governo più vicini a Salvini – compatterebbe l’elettorato 5 Stelle. E sarebbe un errore». In questo momento, infatti, l’obiettivo, seppur per colpire i pentastellati, rimane Conte. Che con la conferenza stampa dell’altro giorno «ha violato il patto e dunque la nostra fiducia: a dirla tutta non è nemmeno la prima volta». E dunque «nulla sarà come prima».
Fonte: Repubblica , Il Messaggero