Appalti, missioni e consulenze
Ruggirello e l’Ars dei “favori”
Cracolici, uomo di riferimento di Zingaretti , critica Faraone e chi ha voluto Ruggirello nel Pd
Nel mirino incarichi e una fornitura di mobili “spinta” da un mafioso. Il politico “in missione” invece di andare dai terremotati, andò alla Leopolda.
Paolo Ruggirello sorpreso dai carabinieri con due fedelissimi del latitante Messina Denaro
Trapani, l’ex deputato del Pd e i mafiosi, ci sono le foto degli incontri segreti
Repubblica ha reso pubbliche le foto degli incontri con i boss di Trapani
C’era anche un altro mafioso che Ruggirello incontrava in maniera riservata. E’ Francesco Orlando, “uomo d’onore riservato — come lo chiama il pentito Vincenzo Sinacori — solo Messina Denaro e pochi altri sapevano della sua affiliazione”. Un’altra foto raffigura la vasata fra Ruggirello e Orlando, c’era pure Salerno quella volta, tutti e tre fecero un giro in auto di 45 minuti. E, poi, il politico consegnò i facsimili per le elezioni al Senato con il Partito Democratico. una candidatura voluta anche dal Pd trapanese.
Scrive il gip Piergiorgio Morosini: “Al sostegno elettorale garantitogli da esponenti della organizzazione criminale, Ruggirello ha sempre risposto con un serio impegno ad essere interlocutore dell’associazione mafiosa per esigenze di singoli affiliati e, ancora di più, per consentire a quest’ultima di entrare in circuiti politico-amministrativi utili ai suo programmi”.
Paolo Ruggirello non dialogava mai direttamente con Pietro Virga, il nuovo padrino di Trapani. Aveva un ufficiale di collegamento d’eccezione, un mafioso con tanto di sentenza passata in giudicato, Carmelo Salerno, da Paceco. Il giorno in cui Salerno finì di espiare la libertà vigilata – era il 2 novembre 2017 – gli telefonò per dire: “Mi hanno levato quella cosa, hai capito?”. Due giorni dopo, fu Ruggirello ad andare a trovarlo nel suo negozio. Il giorno delle elezioni, poi, le intercettazioni dei carabinieri del nucleo Investigativo hanno sorpreso il politico e il mafioso mentre commentavano l’affluenza alle urne. Erano spesso insieme. E quando si incontravano, si scambiavano un’affettuosa vasata, due baci sulle guance, come fossero vecchi amici
La Regione come ente di clientele
“Una diecina di mila euro li possiamo ‘accummighiari'”, diceva Paolo Ruggirello al suo interlocutore. Insomma, dieci mila euro si possono trovare, in cambio di dueconsulenze che i giudici e i pm che hanno indagato sul politico trapanese considerano “fittizie”. Ma utili, per l’allora deputato regionale, a far felice Vincenzo Giardina, un politico di Campobello di Mazara vicino, secondo gli investigatori, al mafioso Filippo Sammartano. E Sammartano, tramite la mediazione di Lillo Giambalvo, politico di Castelvetrano, ottiene anche un incontro con Ruggirello. A Sammartano sta molto a cuore la condizione di Giardina che si era detto, tra l’altro, pronto a lasciare “Articolo 4” per dissidi di natura politica con Ruggirello. E così, interviene il mafioso provando ad “appianare” le divergenze. Anche perché bisognava aiutare Giardina cje aveva precedentemente subito un furto all’uscita di uno dei supermercati che gestiva: 25 mila euro la cifra sottratta da un uomo col viso coperto
L’appalto per i mobili
C’è un altro presunto mafioso dietro, invece, alla segnalazioni di una ditta che avrebbe dovuto vincere una gara di appalto all’Ars. È Carmelo Salerno, di Paceco, a indicare la “Gulotta design” e Ruggirello, in quei mesi deputato questore (cioè uno dei parlamentari che sovrintende alle spese del Palazzo), avrebbe in questo caso “strumentalizzato il proprio ruolo di Deputato regionale – scrive il giudice – per favorire la ditta” e “consentirle di ottenere la fornitura di mobili ed arredi per ufficio presso la Regione Siciliana”. La sede è, per la precisione, quella di Palazzo dei Normanni dove viene ospitato il parlamento siciliano. Ruggirello, si legge nell’ordinanza, “nell’ambito di un rapporto di dare/avere con l’associato mafioso Salerno Carmelo, dimostrava di essere totalmente a disposizione di quest’ultimo”. È addirittura il figlio di Salerno ad accompagnare all’Ars Vito Gulotta, il titolare di fatto dell’azienda che avrebbe dovuto aggiudicarsi la gara. Ruggirello “ricambierà” la cortesia qualche giorno dopo andando a trovare Salerno, già sottoposto alla misura della libertà vigilata. Si incontrano poi un’altra volta, all’esterno di un bar, e in quell’occasione il politico assicura al mafioso che tutto era andato per il verso giusto: il titolare della ditta poteva già ordinare i mobili da far giungere all’Ars. Poi però succede qualcosa: per ragioni puramente personali, si “incrina” il rapporto tra il mafioso e il titolare della ditta. Salerno, insomma, prova a “bloccare” l’assegnazione, ma è troppo tardi: riuscirà solo a rallentare il pagamento della fattura da parte dell’Ars. Per questo, i magistrati scrivono: “Prono al volere dell’associato mafioso, Ruggirello sfrutta il suo potere e le sue relazioni per favorire o danneggiare esclusivamente secondo i desiderata di Salerno”.
La società di assistenza
Il ruolo di deputato questore, spiegano i giudici, sarebbe servito a Ruggirello anche per la cura di interessi privati. Quelli, in particolare, relativi alla società “Serenità Società Cooperativa sociale onlus”. Secondo i magistrati, il politico trapanese avrebbe sfruttato il suo ruolo per “ottenere l’accreditamento di strutture socio assistenziali di cui lo stesso Ruggirello, in maniera occulta, era di fatto socio con pieni poteri decisionali ed operativi”. Il deputato, insieme alla psicologa Stefania Mistretta, avrebbero seguito personalmente l’iter per l’accreditamento della struttura, passaggio necessario per l’ottenimento di fondi pubblici. L’accreditamento arriverà, insieme ai primi progetti e a un finanziamento da 225 mila euro. Soldi che entravano nella società e finivano in parte, spiegano i giudici, nelle tasche di Ruggirello: come nel caso dell’affitto da 24 mila euro che la stessa società avrebbe pagato per lavorare nell’edificio che una volta era sede dell’Istituto bancario controllato dalla famiglia Ruggirello. Tra l’altro, nella stessa società figuravano, tra gli altri, come dipendenti anche la moglie di Ruggirello e la fidanzata di un nipote del politico.
Fonte: Repubblica, Il Circolaccio