Le denunce di Venturi all’Antimafia
“Io e Cicero avevamo paura”
PALERMO – Tra i politici con cui Antonello Montante, arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione nell’inchiesta della Dda di Caltanissetta, aveva rapporti “stretti” secondo Marco Venturi e Alfonso Cicero, grandi accusatori dell’ex capo di Sicindustria, c’era
Gianfranco Miccichè, leader di Forza Italia e attuale presidente dell’Assemblea regionale siciliana. “Posso dire che Montante aveva rapporti molto confidenziali con Miccichè…. so che Miccichè si recava spesso a Cefalù a casa del Montante”, riferisce Venturi agli inquirenti quando lo interrogano dopo avere acquisito il testo di una conversazione tra lo stesso Venturi e Alfonso Cicero che, prima di diventare testi chiave dell’accusa, furono intercettati per diversi mesi.
“Con il presidente di Confindustria, Antonello Montante, ho avuto rapporti di conoscenza per motivi istituzionali e ho avuto modo di incontrarlo diverse volte”, ribatte però il presidente dell’Ars. “D’altronde – aggiunge Miccichè – dalla stessa intercettazione si evince che non c’è nessun elemento che mi riguarda”.
Dal dialogo intercettato si evince che Venturi, sollecitato più volte da Cicero, cerca di scavare nella memoria per ricordare più dettagli possibili dei rapporti tra Montante e Miccichè. E ricorda il convegno “L’isola che non c’è”, organizzato da Confindustria a Taormina.
“Spero che possa esserci un’indagine molto approfondita della magistratura dalla quale, ne sono certo, non potrà che essere confermata la mia estraneità”, conclude Miccichè.
Intanto, sono state diffuse le dichiarazioni di Venturi alla Commissione nazionale Antimafia, presieduta da Rosy Bindi. L’audizione risale al dicembre del 2016. Al tempo secretata, è stata declassificata da segreta a “libera”. “La politica nazionale deve intervenire al più presto per allontanare Montante dalla presidenza della camera di commercio, da Unioncamere e da tutti i ruoli istituzionali che lui ricopre, perché costituisce un allarmante rischio di condizionamento per le istituzioni”, disse.
Venturi parlò anche dell’elezione di Crocetta a governatore: “E’ stata determinata anche dagli accordi che c’erano con l’ex presidente Raffaele Lombardo, che è stato condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale aveva spaccato allora il centrodestra e quindi permesso a Crocetta di vincere le elezioni. Si erano curati anche dei “traslochi “che ci potevano essere di molti parlamentari dall’opposizione all’ala governativa”.
Venturi ricostruisce anche i motivi per cui lasciò Confindustria. Il primo ottobre 2015 Venturi si dimise dalle cariche che ricopriva in Confindustria quale presidente di Confindustria Centro Sicilia; era membro della giunta regionale di Confindustria ed anche nel cda, per conto di Confindustria de Il Sole 24 ore. Ha anche cancellato la sua azienda dal sistema confindustriale. Dopo una intervista, “nella quale denunciavo fenomeni e soprattutto chiedevo a Confindustria di far dimettere Montante nella corretta applicazione del codice etico di Confindustria che era stato tanto proclamato a livello nazionale, la risposta del presidente nazionale Squinzi è stata quella di dare solidarietà a Confindustria. Ma devo dire anche che oggi il nuovo presidente Vincenzo Boccia ha ripescato Montante..a lo ha ripreso nel board nazionale dandogli un incarico su rete Imprese italiane”. Mi ha deferito “ai probiviri nazionali, perché è rimasta l’unica associazione di impostazione stalinista nel nostro Paese, per cui appena uno manifesta un dissenso, viene deferito ai probiviri ed espulso. Io ho subito questo processo farsa, in quell’occasione ho rassegnato le mie dimissioni perché ho capito e percepito che a nessuno interessava né l’applicazione del codice etico, né la trasparenza, l’etica e a nessuno interessavano realmente i seri rischi di infiltrazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale del nostro Paese”.
Il “grande accusatore” di Montante ammette che lui e Cicero avevano paura. “Sì noi abbiamo paura, io, Alfonso Cicero e agli altri soggetti che hanno condotto questa azione di contrasto alle mafie, perché l’azione di Cicero è un’azione che si è rivelata molto importante: circa quaranta procedimenti, di cui dieci sono già andati a processo su burocrati, politici e imprenditori collusi con la mafia, ventisei sono dei rinvii delle inchieste di indagine, poi ci sono diverse costituzioni di parte civile che ha fatto anche Cicero. Certo noi abbiamo molta, molta paura di quello che può succedere, perché i sistemi criminali sono variegati in Sicilia e presenti, tutti legati con le famiglie mafiose dei vari territori da quello che abbiamo potuto vedere con le informative antimafia e le interdittive atipiche che sono arrivate. Quindi Messina Denaro e Virga a Trapani, le varie famiglie mafiose della nuova mafia agrigentina ad Agrigento, gli Ercolano a Catania. …in Sicilia la mafia è presente in tutti gli ambiti”. “Lo Bello, Montante e chi faceva parte di quel sistema – prosegue – portavano Alfonso Cicero come elemento di punta, però di fatto facevano il doppio gioco. L’hanno prima abbandonato, poi era stato detto che non bisognava lasciarlo alla presidenza dell’Irsap, bisognava congelare la sua la sua nomina, e allontanarlo completamente da quelli che erano gli incarichi regionali, perché era uno che dava fastidio. Ricordo che Cicero ha ricevuto lettere minatorie, ha trovato un ordigno davanti casa sua, è stato inseguito in autostrada”.
“Il cuore del problema in Sicilia sono le aree industriali, che rappresentano il cuore della mafia – sono sempre le parole di Venturi a palazzo San Macuto. – Prima come assessore alle attività produttive della Regione siciliana, poi come presidente di Confindustria Sicilia ho un quadro abbastanza chiaro dell’inghippo e della gestione che si è avuta nelle aree industriali fin dal 1980, quando arrivarono fiumi di denaro per creare agglomerati che poi non portarono a nessuna impresa sana. Si costruirono questi agglomerati, si fecero infrastrutture spesso sovradimensionate, si spesero milioni di euro, centinaia di miliardi delle vecchie lire allora. Cosa che continuò con i patti territoriali, con le ‘quattrocentottantotto’ che realizzarono solo cattedrali nel deserto non creando un’occupazione vera”.
“Montante – svela Venturi – negli anni addietro, dietro il paravento dell’antimafia di facciata, ha insediato e cooptato una classe dirigente di potenti composta una sfilza di imprenditori, politici, professionisti, amministratori pubblici dal fare opaco, presentati e accreditati come paladini della legalità, che da svariati anni condizionano il potere politico, burocratico ed economico della Sicilia. Un nuovo sistema, coperto dalla maschera dell’antimafia di facciata, macchiato da inquietanti collusioni in cui si celano cinismi, legami e affari condotto da una classe dirigente incurante del danno irreparabile recato alla Sicilia e dall’inaccettabile offesa procurata all’impegno vero, coraggioso e genuino dell’antimafia sociale nato dopo le stragi”. Poi il richiamo: “La mia richiesta di audizione era stata fatta nel 2015 e aveva lo scopo di segnalare la pericolosità e il condizionamento del sistema Montante nell’ambito della vita politica e amministrativa regionale, un sistema che esprime il vertice regionale e diversi esponenti di primo piano che governano società regionali, miste, enti importanti in Sicilia”.
“Siamo molto molto preoccupati – concludeva – perché nessuno prende posizione né la politica né la società civile, nessuno, tutti stanno ad aspettare che la magistratura faccia il suo corso, ma io penso che la politica abbia il compito di intervenire”, ha concluso Venturi.