Mafia, lo scontro tra magistrati per un blitz che non è mai stato chiarito
Era il tempo dello scontro sulla ricerca di Messina Denaro. Per il procuratore Principato , Messineo, allora a capo della Procura di Palermo diede l’ok ad una operazione di 52 arresti che avrebbe compromesso una pista che poteva fare arrivare al boss.
Tante polemiche ma nessuna certezza . Chi aveva ragione?
E’ possibile che i magistrati, tra di loro giochino a “futti cumpagnu”? Nessuna indagine su quella forte dichiarazione della Principato ha dimostrato qualcosa contro Messineo
La Principato definì un grossolano errore quegli arresti che, di fatto misero in carcere un possibile corriere di Matteo Messina Denaro. Era l’anno 2012.
La procura di Palermo si divise, a due giorni dalla riunione convocata per smorzare le polemiche nate dall’indagine sulla trattativa Stato-mafia. ”Lo sviluppo polemico sui giornali ha avuto come effetto quello di individuare nel procuratore Messineo il solo responsabile della decisione di dare il via libera al blitz contro le cosche agrigentine. ” ho una delega piena e sono l’unico responsabile di questa scelta. Ho seguito gli sviluppi delle indagini dei colleghi che si occupano della mafia di Trapani e ho fatto sempre in modo di non ostacolare l’inchiesta sulla ricerca di Messina Denaro”.
Vittorio Teresi difese cosi il suo operato
Vittorio Teresi, procuratore aggiunto di Palermo rivendicò la paternità della decisione di intervenire, fermando 47 mafiosi agrigentini. Un blitz intempestivo secondo la collega Teresa Principato, che coordinava il pool che si occupava delle cosche trapanesi, che avrebbe ”bruciato” l’inchiesta dei
carabinieri del Ros vicini, a dire del magistrato, a una svolta
nella ricerca del padrino latitante.
Errori della magistratura che hanno , in qualche modo aiutato Messina Denaro a fuggire e far perdere le sue tracce. Errori che stanno pagando anche i castelvetranesi.
La principato e Messineo non si parlavano? E’ possibile che due alti magistrati nascondessero l’un l’altro le proprie strategie investigative?
Dalla vicenda è nata la polemica con tanto di
scambio di email tra Principato, ”amareggiata” per il
vanificarsi del lavoro del Ros e il procuratore Francesco
Messineo che ha vistato la richiesta di fermo di Teresi.
Per mesi – precisò Teresi – abbiamo lasciato campo libero
assoluto alle indagini su Messina Denaro anche quando in qualche
modo avevano ripercussioni sul territorio agrigentino.
L’informativa che ha portato all’operazione contro le cosche
agrigentine era frutto di lunghe indagini. Il blitz non era più
procrastinabile perché a carico dei fermati c’era un pericolo
di fuga attuale e per i gravi indizi criminosi che derivavano
dal piano di creazione di un nuovo mandamento mafioso”.
Secondo il Ros un certo Sutera era la chiave per arrivare a Messina Denaro, ma l’arresto – questa è la loro versione – voluto da Messineo ad Agrigento, avrebbe fermato la cattura del latitante. Sutera andava monitorato ancora e non arrestato, avevano detto.
Teresa Principato infuriata
Su Sutera stavano lavorando anche i servizi segreti dell’Aisi. Dopo l’arresto di Sutera la Principato aveva scritto una lettera di fuoco al procuratore Messineo protestando per quel blitz dell’agrigentino, che avrebbe bruciato la pista del Ros. “Dopo l’arresto di Gerlandino Messina, nel settembre del 2009 Leo Sutera era diventato il capo della provincia – dice ancora il Procuratore aggiunto Vittorio Teresi – e sul territorio si assisteva a un incremento delle attività di estorsione e danneggiamenti. Pur tuttavia noi ci siamo assunti la responsabilità di mettere in secondo piano tutte queste attività per due anni. Con tutte le sofferenze per gli abitanti del territorio. Non dico che abbiamo voluto ritardare quelle indagini, ma noi abbiamo continuato a considerare queste cose secondarie rispetto all’esigenza di prendere Messina Denaro”.
Principato su Ra1
“Eravamo certi- afferma la Principato che Sutera dialogava con Messina Denaro. Avevamo le immagini di quando Sutera in aperta campagna, leggeva i messaggi di Messina Denaro”.
Insomma, la ex lady di “ferro” della Procura di Palermo aveva capito , in quel momento storico, che Messina Denaro si fidava solo dei “vecchi” e visto che il trapanese era stato devastato dalle operazioni a rastrello di Polizia e Carabinieri, lo storico latitante ,si era appoggiato su un boss di Agrigento.
Anni di indagini, appostamenti, soldi spesi per sofisticate tecnologie e quando la Principato e la sua squadra investigativa cominciavano a sentire i brividi della cattura di Matteo Messina Denaro, la stessa Procura di Palermo, diretta allora dall’ex procuratore Messineo attuale commissario a Trapani gli arresta “l’esca” più importante che stava portando al possibile arresto del boss e gli rovina tutto. ” Un’operazione per arrestare- dichiara la Principato- quattro scalzacani manda a monte anni di indagini e ci toglie la possibilità di arrivare , tramite Sutera al latitante di Castelvetrano”.
Un altra occasione mancata in danno a chi sta subendo la latitanza del boss
Fonte : Repubblica, Rai
Il Circolaccio