Vi ricordate le recenti elezioni di Trapani? La ricordate la tegola giudiziaria per Antonio D’Alì, senatore di Forza Italia che si ritirò da candidato sindaco di Trapani?

Tutto dimenticato anche se la giustizia ancora deve stabilire se è pericoloso. Intanto i voti di D’ali non fanno schifo e Musumeci li accetta

La Dda aveva chiesto per lui l’obbligo di soggiorno motivando la richiesta  con la sua presunta «pericolosità sociale». Una decisione  che fece scalpore e che , di fatto, diede una notevole mazzata al senatore trapanese e all’elettorato che intendeva votarlo . Uno  strano intervento dei giudici nella  agone della politica durante le elezioni trapanesi. Lo dissero in molti. Solo i servi sciocchi di alcune procure gongolarono. Da allora nulla si sa. E intanto ,il senatore  “pericoloso”con il suo  elettorato sostiene Musumeci. E addirittura, il suo pupillo Giuseppe Guaiana che ha preso una caterva di voti alle comunali è destinato a fare l’assessore  regionale con Musumeci.

Guaiana, recordman delle preferenze a Trapani, è vicino al senatore forzista Antonio D’Alì.

A quanto pare, i voti di D’alì adesso non sono più pericolosi. Come è possibile che adesso , sotto le lezioni regionali, il potente senatore trapanese non è più “socialmente pericoloso”? E all’imprenditrice, Elena Ferraro , amica ed ex socia del manager Giovanni Bavetta, non verrà il torcicollo nel vedere D’ali vicino a Musumeci? Che strano mondo è la politica siciliana. Che strano mondo l’uso della GIUSTIZIA PER DARSI BATTAGLIA IN POLITICA

A leggere queste cose Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vomiterebbero

 

«Io pericoloso? Solo da abbattere politicamente»

D’Alì disse  : «Il messaggio – dice – è inequivocabile: al di fuori del percorso elettorale democratico qualcuno vuole e può far sì che io non possa impegnarmi come sindaco nel far diventare Trapani la città civile ed all’avanguardia per la quale ho sempre disperatamente lottato».  In risposta, D’Alì ha sospeso ogni attività di campagna elettorale per tornare «amareggiato» a Roma poiché, «ritengo che, pure essendo stato assolto da ogni accusa anche in appello, non potrei condurre le opportune iniziative con questo carico di infamia scaricatomi addosso». La ferita più bruciante è la definizione di uomo «socialmente pericoloso». «Per mia sventura – è stato il suo commento – io sono solamente politicamente da abbattere».